
Incendio a Rodi
Arezzo, 25 luglio 2023 – «In duemila sono stati spinti verso il mare perché era l’unico modo per salvarli": Paolo Tirinnanzi segue da giorni l’evoluzione dell’incendio di Rodi. Psicologo clinico, la passione per il calcio, un amore antico per l’isola greca da anni rifugio delle sue vacanze. E un occhio attentissimo, al quale di certo non fa ombra l’ansia per quanto sta accadendo.
"Stiamo lottando con l’incendio ormai da quasi una settimana: e non so ancora per quanto durerà". La sua casa delle vacanze non è su una delle coste più famose del mondo ma nell’entroterra, non meno bello. Il suo paese si chiama Salakos, che già nel nome rievoca il fascino della Grecia.
«Mercoledì quando l’incendio stava divorando tutto ci hanno fatto evacuare". Quattrocento abitanti, il pienone per un borgo che nella normalità supera di poco i trecento. Ai piedi di una montagna dal nome altrettanto evocativo, Profeta. "In fretta e furia abbiamo lasciato le nostre case, senza sapere quando ci saremmo tornati". Prima del previsto, la sera poco dopo le 20.Ma in quelle ore si sono difesi da soli.
«Le comunità sono così: ci sono i volontari e ci sono quanti danno una mano. Mi sono messo con gli altri a portare acqua, ghiaccio, secchi. Piccole cose ma tutte insieme disegnano quelle grandi".
Il cuore della sua memoria, il paese, la casa della nonna, la montagna, sembrano in salvo e in effetti lo sono. "Ma dal giorno dopo sono ripresi gli incendi. Lì dove le fiamme erano state domate ripartivano le fiamme". E non per poco.
«Il fuoco ha cominciato a correre, spingendosi verso la costa, ma passando all’interno". Nel dettagliarlo snocciola nomi, borghi che per lui sono familiari, per chi non è stato a Rodi no. E soprattutto srotola il racconto.
"A Laerna gli alberi venivano divorati dal fuoco uno dietro l’altro, seguendo una linea che arrivava alla costa". In una serata parla di un’evacuazione di 19mila persone: una città come Cortona o come Montevarchi. Un’odissea in presa diretta.
«Duemila verso il mare, perché le strade non garantivano la salvezza". Un racconto che colora con quello che non ha visto ma gli hanno raccontato nel cuore dell’odissea. Alberghi inghiottiti in pochi minuti, la fuga dai negozi in fiamme. "Otto paesi in un colpo solo svuotati". Paesi fantasma, anche se come a Salakos qua e là parzialmente scatta anche il ritorno.
Alle spalle un’operazione di soccorso gigantesca. Davanti a quel fuoco i turni dei volontari sono infiniti: e tutti fanno squadra. Compresi i turisti che in questo m omento a Rodi sono la maggioranza.
"La zona più critica è la costa orientale, quella occidentale è quasi intatta: e gli sforzi si moltiplicano per evitare che quell’effetto domino già assaggiato dappertutto non si allarghi anche di là. Intanto il rogo non si ferma a Rodi, è in ginocchio anche Corfù e da un lato all’altro del mare le notizie corrono.
Paolo, insieme ai figli e al resto della famiglia, è alle ultime ore della sua permanenza su Rodi. Era arrivato a giugno, grazie alla fortuna di avere a disposizione una sua casa in uno dei paradisi del mondo. E che mai immagineresti potesse trasformarsi in inferno.
«Partiremo con la nave nel pomeriggio". Il pomeriggio di oggi, quello della partenza. Ma non è una fuga. "E’ un biglietto prenotato da febbraio, come tutto il resto". Anzi, potendo decidere forse si tratterrebbe ancora. Perché la sua Rodi non ha nulla a che spartire con quelle nuvole di fumo che si alzano anche lì dove le fiamme sono spente. "Per ore abbiamo visto dalla finestra l’avanzare del fuoco e la nuvola che avvolgeva la montagna". Si porterà dietro quell’immagine fino ad Arezzo, seguendo da lontano le notizie della sua seconda terra.