"Ho insegnato al Pionta, torno con Gaber"

Stefano Massini lunedì in Fortezza con lo spettacolo "Quando sarò capace di amare" con l’Orchesta Multietnica per il festival Smart

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di Gloria Peruzzi

"La voglia di raccontare ha sempre fatto parte di me, fin da bambino". In "Quando sarò capace di amare" Stefano Massini e Gaber insieme, cercano di scoprire qualcosa in più del grande enigma dell’essere umano.

Lo spettacolo, che vede in scena il drammaturgo italiano accompagnato dall’Orchestra Multietnica di Arezzo, inaugura la seconda edizione del festival Smart, Storie Musiche Arezzo Teatro, organizzato da Officine della Cultura e Fondazione Guido d’Arezzo in collaborazione con Associazione La Filostoccola e Associazione Jazz On The Corner, lunedì alla Fortezza Medicea alle 21.

Un viaggio di emozioni e domande dove le storie reali si intrecciano a quelle delle canzoni firmate Gaber-Luporini, riarrangiate da Enrico Fink. È lo spettacolo su Gaber che non ti aspetti.

"È il frutto di un lungo lavoro fatto sulle sue canzoni come fonte di letterarietà - racconta Massini – che mi ha aperto a un mondo di storie".

Massini, ascolteremo quelle di William Faulkner, Jeffrey Dahmer, Ruth Vodak, Thomas Edison, Fernando Pessoa e altre. Come le ha scelte?

"Come un rabdomante mi piace procedere per echi e rimandi. Sono scaturite dall’ascolto delle sue canzoni, non sempre le più famose, ma che hanno una meravigliosa profondità e reputo più vicine a quelle raccontate da Gaber".

Lo immagina seduto in platea insieme al pubblico. Cosa vorrebbe raccontargli?

"Che le cose che ha portato nelle nostre vite sono molte di più di quante ne avesse create, perché ogni storia ne chiama un’altra".

Con l’Orchestra Multietnica di Arezzo ormai c’è un sodalizio consolidato, cosa ha trovato in questa particolare formazione musicale?

"È stato facile incontrarsi perché venivamo da una sensibilità comune. Sono persone che parlano il mio stesso linguaggio fatto da un incrocio di culture diverse che loro raccontano già per il modo in cui sono costituiti".

Preparato nei teatri della provincia di Arezzo, lo spettacolo, che sta girando tutta Italia, torna in città.

"Sono molto contento, perché con Arezzo c’è un legame personale. Ho insegnato drammaturgia e storia dello spettacolo alla facoltà di Lettere dell’Università. Ricordo molto bene il Pionta".

Cos’è il teatro secondo Massini?

"Il teatro è un servizio alla cittadinanza e alla persona. Uno dei riti laici più antichi nella storia dell’umanità. Luogo di altissima potenza critica, dove degli esseri umani si mettono seduti difronte ad altri esseri umani e cercano qualcosa che li possano aiutare a vivere meglio". Per le cose che fa e i temi che affronta, sente di essere una persona coraggiosa? "Io so che ci sono delle storie che non potrei non raccontare quelle che mi fanno vibrare di necessità. Sul palcoscenico dovresti avere questa unica bussola".

Sta scrivendo qualcosa di nuovo per il teatro?

"Sto dedicando tempo e passione alla storia della bomba atomica. Un progetto che debutterà prima all’estero che in Italia".

Il sogno di essere il miglior autore teatrale al mondo l’ha realizzato, adesso cosa desidera?

"Quello non era nemmeno un sogno, una cosa talmente lontana che fino a quando non hanno aperto la busta e ho sentito il mio nome non pensavo possibile. Adesso ho sogni molto più semplici come portare in scena i racconti che sentirò necessari. E, se i Tony Awards servono a farmi incontrare così tanto pubblico che ha voglia di ascoltarmi, questo è un sogno realizzato".