Guardia medica al pronto soccorso Procede l’iter per affiancare i servizi Concentrata la reperibilità di notte

La continuità assistenziale passa al setaccio dei sindaci: una centrale provinciale, un numero dedicato 116. Alcune sedi chiuderanno alle 24 ma con visite dalle aree vicine: tutelate le zone marginali, ore all’emergenza.

Guardia medica al pronto soccorso  Procede l’iter per affiancare i servizi  Concentrata la reperibilità di notte

Guardia medica al pronto soccorso Procede l’iter per affiancare i servizi Concentrata la reperibilità di notte

di Alberto Pierini

Ti senti male ma non troppo? Chiami il 116 o il 117. Ti senti male davvero? Resta il 112, che poi è il figlio naturale del 118. La guardia medica, che poi nel gergo sanitario si chiama continuità assistenziale, prova a cambiare pelle. Il pressing della Regione è chiaro: concentrare in modo più forte la centrale di ascolto e razionalizzare gli spazi di intervento. Ma come sempre poi le indicazioni vanno filtrate nelle Asl.

"Non faremo una mossa che è una senza passare al setaccio delle conferenze dei sindaci: il confronto è già iniziato" mette le mani avanti Simona Dei (foto a destra). Oggi è il direttore sanitario di tutta la zona sudest, in passato è stata professionista di guardia medica, quando si chiamava proprio così. Per questo ha un feeling particolare per questo servizio.

"I dati sono chiari: durante la notte la continuità lavora per l’85% in via telefonica, indicando consigli e farmaci. E solo per il 15% con delle visite". Quindi? E’ il percorso della razionalizzazione: ma non è sempre il termine che nasconde i tagli? "Non sarà così. Si tratta di sfruttare meglio le risorse lasciando alla popolazione gli stessi servizi".

Sullo sfondo c’è la rivoluzione del pronto soccorso: affiancargli la guardia medica, in spazi già individuati al San Donato. Arrivi, dici cosa ti senti, gli infermieri al triage indicano il percorso: che in certi momenti sarà la guardia medica per i codici minori e sempre l’emergenza per quelli gravi. Ma per arrivare a questo risultato, che allenterebbe le attese in sala d’aspetto, vanno guadagnate ore.

Come? "Il piano è in via di definizione per presentarlo ai sindaci. Si basa su tre centrali operative territoriali di ascolto, una ad Arezzo, una a Siena e una a Grosseto". Aperte 24 ore su 24 e 7 giorni su 7. Quindi risposte in tempo reale. E le altre sedi? "Resteranno tutte quelle che ci sono. Ma con tempi che in qualche caso saranno fino alla mezzanotte". Dunque un taglio? Per Simona Dei il contrario.

"Le visite che sono necessarie continueranno ad essere fatte: se non con il medico di quella sede con quello dell’area vicina". Agevole in città, un po’ meno ai margini della provincia, nei territori scomodi da raggiungere delle vallate. "Ma il criterio base sarà valutare la lontananza dai centri medici o ospedalieri: dove sia troppa le presenze saranno garantite". La sintesi è che se più di 8 risposte su 10 sono al telefono, a quel punto una centrale le assorbirà come ora, riducendo gli orari notturni e spendendola nel rilancio del pronto soccorso e non solo.

Ma se il problema è grave? "La visita di guardia medica non è mai per urgenza, per la quale resta il 118, ma quasi sempre si concentra sui mali di stagione o sulle risposte rimaste in sospeso con i medici di famiglia".

Sullo sfondo uno scenario che ricorda quello dell’emergenza. "I medici di guardia sono diminuiti perchè l’aumento di borse di specializzazione ha spinto i più per l’appunto a specializzarsi". Un quadro nel quale si contano i vuoti: pochi medici di base, pochi quelli di guardia, introvabili quelli di pronto soccorso. Un paradosso proprio in quelli che sono i referenti primi dei pazienti. E che la sanità, con l’abbrivio regionale appeso alle Asl, vuole provare a risolvere organizzando meglio presenze, orari, tempi. Una di quelle partite che si giocano sui dettagli. Sentite il fischio di inizio?