Quando il Green pass porta lavoro: assunzioni ad hoc, solo per controllare i documenti di chi arriva. Ai bordi del "Foghèr", che qui è un locale affermato e in Veneto resta "la parte del camin ‘ndove che se inpisa el fogo", cioè si alimenta il focolare. Renato Pancini, il presidente dei pizzaioli di Confcommercio, si è portato dietro per tutto il lockdown l’incubo di aver sbagliato mira. Lui, titolare da anni a Giovi di una pizzeria di tendenza, aveva deciso di fare il grande salto nel centro. Non lasciando ma raddoppiando e facendolo sotto la pressione delle immagini del mercatino di Natale. Il muro di folla a caccia di pizze, primi, secondi, pane e companatico gli aveva dato la spinta, coltivata da anni, di scommettere fino in fondo. La pandemia, le chiusure a raffica, il suo locale coccolato ma sbarrato qualche dubbio glielo avevano creato, come in tanti suoi colleghi.
Ora li ha spazzati via. "Una scommessa vinta: e l’ultimo ponte è solo l’ennesima conferma delle potenzialità di questa città e della sua parte più turistica". Davanti alla conferma che cercava ha deciso di andare fino in fondo. "In un primo momento abbiamo provato a fare da noi: unire il controllo del Green pass al servizio al tavolo, alla cucina, agli ordini dei clienti.
Poi ho visto che non te lo puoi permettere". Quindi? "Ho assunto due persone, una a Giovi e una ad Arezzo proprio per la verifica della carta verde". Una pizzeria, spiega, va ad ondate, l’afflusso si concentra nelle stesse ore. "E non puoi togliere attenzione ai clienti abbassando la qualità del servizio". E’ lo stesso motivo per cui sta definendo la linea del locale con i turisti che arriveranno a Natale. "Il personale sarà in cravatta: la qualità dell’accoglienza è fondamentale"