Graziano, la Cassazione conferma la linea Dioni: tradito dal cellulare e da zio Francesco

Nelle motivazioni la chiamata al religioso amico e l'invenzione del personaggio indizi chiave per la condanna. Il frate verso la riduzione allo stato laicale

Padre Graziano

Padre Graziano

Arezzo, 21 maggio 2019 - Padre Graziano incastrato da una serie di indizi convergenti. Anche la Corte di Cassazione, che a fine febbraio aveva confermato la condanna del frate per l'omicidio di Guerrina Piscaglia, nelle motivazioni non fa che ricostruire e accettare il puzzle accusatorio meticolosamente messo su dalla Procura di Arezzo e in particolare dal Pm Marco Dioni.

Un processo indiziario ma senza margini di dubbio per i giudici della suprema corte. Al centro i due elementi giudicati decisivi. Uno la famosa telefonata a padre Okeke, il religioso amico di Graziano, partito dal telefono di Guerrina. L'altro la figura di zio Francesco, giudicata pura invenzione per nascondere le sue responsabilità.

Smontate tutte le obiezioni della difesa, a cominciare dai testimoni che assicurano di aver visto la donna dopo l'ora indicata dai giudici per il delitto: e confermato anche il quadro del movente. Guerrina innamorata del religioso, la pressione su di lui per la famosa fuga insieme, lui intenzionato ad andarsene e poi la molla del delitto d'impeto nella giornata della scomparsa della donna, sparita senza lasciare tracce.

Intanto dall'ordine dei premostratensi filtra l'avvio della procedura per la riduzione di padre Graziano allo stato laicale, che quindi in questo caso perderebbe del tutto la sua dimensione di religioso. Mentre i suoi legali preparano comunque il ricorso alla Corte di giustizia Europea.