"Gratien ha ucciso così": dai depistaggi alle mosse minuto per minuto secondo il Pm

Delitto tra le 13,46 dell'ultimo sms e le 14,20 della telefonata a vuoto a Mirco. Gli "autogol" dei messaggi telefonici con il cellulare della donna

L'assalto dei media a Gratien

L'assalto dei media a Gratien

Arezzo, 1° ottobre 2016 - Quasi sette ore di requisitoria. Sette ore per dimostrare che a uccidere Guerrina e a nasconderne il corpo sia stato lui, quel viceparroco arrivato dal Congo, grandi pacche sulle spalle, un bicchiere insieme, riti decisamente anomali rispetto allo stile ortodosso della zona. Sette ore concentrati in una firma e in uan scaletta meticolosa di minuti. 

La firma di padre Gratien secondo il Pm Dioni è il depistaggio che scatta dal messaggio che il primo maggio, il giorno della scomparsa, parte dal telefono di lei alle 17,26: «Sono scappata con il mio amorozo marochino di Gubbio».

E’ diretto a un sacerdote nigeriano, lo conosce solo il frate conosce: è giudicato l'errore fatale. Motivo? Voleva spedirlo alla catechista Giuseppina Mazzoni, Padre Graziano sbaglia riga della rubrica: ma dimostra, dice Dioni, che il cellulare della donna è nelle sue mani. Ovunque il telefono si riaccenda e ovunque chiami o invii sms, nei pressi c’è sempre il frate, sia pure a distanza di qualche minuto.

Controfirma l’invenzione della figura dello zio Francesco. Spunta nell'interrogatorio in cui lo iscrive per omicidio. Chi avrebbe interesse a depistare se non chi ha commesso un omicidio?

Ma come sono andate le cose secondo l’accusa? Il primo maggio doveva essere il giorno di un incontro chiarificatore sull’amore ossessivo di lei dal quale Padre Graziano si sente assediato. Alle 13,29 l’ultima telefonata di lei a lui, alle 13,46 l’ultimo sms del frate: «Vieni, la porta della canonica è aperta». Ma quasi subito, ricostruisce Dioni, il diverbio. Padre Graziano uccide e  fa sparire il corpo. Fra le 13,46 dell'ultimo sms e le 14,20 della telefonata (a vuoto) a Mirco.

Quindi, secondo Dioni, i depistaggi: il sms al prete nigeriano, quelli del 2 maggio alla suocera di lei («Guarda caso, gli errori di ortografia sono sempre gli stessi»), i suggerimenti al suggestionabile Mirco sulla fuga con l’ambulante marocchino, il messaggio inviato (davvero) a Giuseppina Mazzoni il 10 maggio («Hai parlato male dell’uomo di Dio».