MAURIZIO
Cronaca

Fossombroni, lo scienziato delle bonifiche Napoleone lo scelse come consigliere privato

L’ingegnere ebbe anche grandi doti politiche che conquistarono Bonaparte. Lottò per salvaguardare l’autonomia della Toscana

Maurizio

Schoepflin

La Treccani definisce Vittorio Fossombroni "scienziato e politico". Meno sobriamente, altrove, egli viene descritto come "matematico, ingegnere, economista e politico": per la verità, la differenza non è poi così rilevante, perché da ambedue le definizioni emerge con chiarezza che Fossombroni fu uomo di pensiero e di azione, e questo è sicuramente il tratto saliente della sua poliedrica personalità, che, nell’ambiente universitario pisano, poté giovarsi della vicinanza di un altro illustre aretino, l’ottimo astronomo Tommaso Perelli, vissuto fra il 1704 e il 1783.

Quando nacque Vittorio, nel 1754, i Fossombroni risiedevano ad Arezzo da circa tre secoli. Provenivano dalle Marche, proprio dalla cittadina di Fossombrone, attualmente il maggior centro della media Val Metauro in provincia di Pesaro e Urbino. Nel corso del tempo, la famiglia era assurta a un ruolo di primo piano nella società aretina e vari suoi componenti si erano fatti onore in attività e campi diversi. La testimonianza più evidente di questo successo è rappresentata dal notevole palazzo di piazza San Domenico che, acquisito grazie a un ben riuscito matrimonio, divenne la dimora dei Fossombroni dalla fine del XVI secolo, una dimora che assunse le attuali caratteristiche in virtù di ampliamenti e migliorie che andarono di pari passo con il progredire del prestigio familiare.

Va detto che la famiglia conobbe anche momenti non proprio felici , tra monacazioni forzate e vocazioni represse, morti precoci e fughe da casa: resta comunque il fatto che non perse mai il suo lustro, tanto che ancora nel 1963 un Fossombroni fu eletto al parlamento e occupò pure uno scranno nel consiglio comunale di Firenze, la città dove i suoi avi si erano trasferiti, acquistando nel 1837 in Borgognissanti un’abitazione nella quale lo stesso Vittorio trascorrerà gli ultimi anni della sua vita, che si concluse nel 1844, quando era ormai novantenne. In gioventù, Vittorio aveva conseguito una mai troppo amata laurea in legge, ma poi preferì dedicarsi a studi di idraulica, matematica ed economia, dando alle stampe lavori che lo fecero subito apprezzare anche in ambienti altolocati, tanto che nel 1788, a soli 34 anni, il Granduca Pietro Leopoldo lo nominò visitatore generale dei beni dell’Ordine di Santo Stefano, che comprendevano le grandi fattorie della Valdichiana.

La bonifica di questo territorio costituiva una questione di estrema importanza, alla quale Fossombroni dedicò un celebre scritto e soprattutto molte delle sue energie. Anche il successore di Pietro Leopoldo, Ferdinando III, gli concesse piena fiducia e la sua fama crebbe fino a varcare i confini della Toscana: venne direttamente coinvolto in importanti opere idrauliche realizzate in varie parti d’Italia e fu interpellato persino da governi di paesi lontani che avevano avuto notizia della sua grande competenza.

Tutto ciò fece sì che la figura del Fossombroni assumesse una sempre maggiore rilevanza anche in campo politico, soprattutto per ciò che riguardava l’indirizzo economico da imprimere alla Toscana. Nel 1798 il Granduca gli confermò l’incarico di ministro degli Esteri, che prevedeva un appannaggio di ben 18 mila lire. Erano anni difficili: i francesi premevano e stava per sorgere la stella di Napoleone; Fossombroni seppe muoversi con abilità al fine di salvaguardare una certa indipendenza e autonomia della Toscana. Non poté tuttavia scongiurare l’occupazione del Granducato, in seguito alla quale si rifugiò a Palermo.

Dopo alterne vicende, tuttavia, accettò di rientrare a Firenze e qualche anno più tardi divenne Consigliere di Stato; la sua carriera riprese a pieno ritmo e in pochi anni cumulò varie altre importanti cariche, comprese quelle, assai prestigiose, di membro del Consiglio privato imperiale e di Conte dell’Impero, attribuitegli da Napoleone stesso. La sua ottima preparazione culturale, mai disgiunta da un grande senso pratico che gli faceva coniugare sempre le conoscenze teoriche con la soluzione di problemi concreti, si manifestò nei campi dell’economia e dell’idraulica. A motivo del suo valore di studioso continuò a essere molto stimato anche nell’epoca della Restaurazione successiva al declino di Napoleone, tanto che egli dettò la linea politica della Toscana fino alla metà degli anni Trenta dell’Ottocento. Gli storici sono concordi nel giudicare positivamente l’attività di governo di Fossombroni: si pensi che il primo ministro inglese lord Canning si interessò vivamente alla legislazione economica toscana ispirata dal Fossombroni, che era un convinto sostenitore del libero scambio. Inghilterra, Francia e Prussia (di queste nazioni egli parlava correntemente le lingue) gli attribuirono varie onorificenze.

Fu sepolto in Santa Croce e Firenze, la medesima Chiesa che accoglie i resti mortali di tanti uomini illustri: fu questo l’ultimo omaggio che la sua Toscana gli rese, riconoscendo le molte cose buone che egli aveva fatto per essa. Ad Arezzo, come è noto, in suo onore fu eretto un monumento, che si eleva di fronte alla Basilica di San Francesco.