FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Fischi contro la violenza. Rossi, arbitro top di basket: "Il virus dell’inciviltà avvelena anche lo sport"

L’internazionale di Anghiari è anche stato protagonista di “Tovaglia a quadri” "Non c’è più rispetto per la figura del direttore di gara: società imbarbarita".

Fischi contro la violenza. Rossi, arbitro top di basket: "Il virus dell’inciviltà avvelena anche lo sport"

Fischi contro la violenza. Rossi, arbitro top di basket: "Il virus dell’inciviltà avvelena anche lo sport"

È da poco atterrato a Bologna dalla Francia dove ha diretto una semifinale di Eurocup. Tremila persone al palasport hanno esultato per la vittoria del Bourg sui turchi del Beşiktaş.

Michele Rossi, 43 anni, è uno degli arbitri più esperti e apprezzati del panorama del basket italiano e continentale con centinaia di presenze nella massima serie e a livello internazionale.

È di Anghiari, dove nei giorni scorsi un arbitro di calcio è stato aggredito e costretto a barricarsi negli spogliatoi per un rigore non fischiato nel finale della partita amatoriale fra Gricignano e Pistrino.

Rossi, ha visto cosa è successo al campo sportivo Procelli, nella sua Anghiari?

"Purtroppo lo sport non fa eccezione: è rimasto vittima dell’imbarbarimento della società. La figura dell’arbitro merita rispetto ma ormai è una cosa che nelle famiglie non si insegna più. Guardi la scuola dove non si contano più offese, minacce e aggressioni ai professori".

Si è mai trovato nelle condizioni dell’arbitro inseguito dalla squadra del Gricignano?

"Per fortuna no, ma qualche anno fa a Montecatini in serie C2 il collega che era con me fu preso per il collo e la partita è stata interrotta per l’invasione del campo. Ma nel basket non si contano più, soprattutto nelle categorie minori le aggressioni: minacce contro ragazzine di 16 anni, botte e offese razziste".

Sembra una battaglia persa...

"Le famiglie dovrebbero educare ma si vedono genitori scalmanati: il rispetto per chi deve far rispettare le regole è un fondamento dello sport. Il livello di inciviltà è oltre il livello di guardia: non dimentichiamoci che senza arbitri non si gioca più".

L’arbitro severo e puntuale è stato anche il comico dialettale in dodici stagioni di “Tovaglia a quadri”. Come si conciliano le due attività?

"Ho dovuto abbandonare la compagnia teatrale del Poggiolino fra impegni arbitrali, famiglia e lavoro alla Banca di Anghiari e Stia. Credo che in ognuno di noi siano presenti più sfaccettature: l’ironia da attore mi serve a volte per stemperare la tensione in partita. Gli arbitri cercano di fare il meglio: meritano rispetto anche quando sbagliano".