GAIA PAPI
Cronaca

Fimer, ultimatum del Tribunale: via libera ad uno dei fondi o si spalanca l’ombra del fallimento

L’udienza per la revoca del concordato convocata per il 3 maggio: in pole resta l’ipotesi McLaren. Liquidità agli sgoccioli, oggi sciopero e mobilitazione

FIMER

Arezzo, 28 aprile 2023 – Il tempo stringe inesorabilmente per la Fimer. Il 3 maggio la società, con sedi a Vimercate e a Terranuova, al centro da oltre un anno e mezzo di una vertenza che solo in Valdarno coinvolge 280 lavoratori diretti, è stata convocata dal tribunale fallimentare per la revoca del concordato, procedura alla quale era stata ammessa lo scorso settembre.

Misura che può comportare la peggiore delle ipotesi: il fallimento. Uno tsunami che potrebbe essere arginato solo se venisse scelta una delle due offerte arrivate per salvarla. Quella di Greybull, fondo legato alla McLaren divisione Applied Technologies e quella del fondo Clementy.

A seguito della revoca del vecchio Cda e della nomina del nuovo, il Tribunale di Arezzo aveva concesso sette giorni di tempo all’azienda, a partire dal 21 aprile, per decidere sulla fattibilità di una delle due proposte. Le organizzazioni sindacali hanno allestito un presidio davanti al tribunale, oggi sit-in con otto ore di sciopero.

Al momento sembra che il partner industriale McLaren sia quello in grado di offrire maggiori garanzie di sviluppo rispetto a un socio soltanto finanziario come Clementy Group. Ma le nubi sulla Fimer sono sempre più scure.

In gioco anche il mantenimento dei livelli occupazionali, circa 800 dipendenti distribuiti tra il sito aretino e lo stabilimento di Vimercate, ai quali bisogna aggiungere altri 200 addetti dell’indotto. Anche dal punto di vista economico le notizie che arrivano non sono per niente rassicuranti.

Se il nuovo Cda, nell’incontro di mercoledì nello stabilimento di Terranuova, ha dato rassicurazione sul pagamento degli stipendi, continuano i problemi con quello dei fornitori e dell’indotto. La garanzia sembra scontrarsi con una realtà che parla di mancanza di liquidità tale da garantire appena due settimane, al termine delle quali l’azienda lavorerà in passivo.

«La vertenza va avanti da troppo tempo e vale la pena ricordare che si tratta di un’azienda che opera in un comparto di grande crescita e interesse dal punto di vista del mercato. Questo paradosso deve essere superato al più presto» ha spiegato il segretario provinciale Cgil Alessandro Tracchi.

«Non ci sono più soldi: ci arrivano voci che la general finance sia stata sospesa». «I due fondi? L’investitore è solo uno, quello che garantiscelivelli occupazionali, rientro per i creditori e continuità dello stabilimento».