LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Fimer, primo maggio ai cancelli E’ una vertenza simbolo della festa "Perdo così il mio unico stipendio"

Vedova a 62 anni, l’azienda è il suo punto di riferimento. La rabbia di Liviana: "Chiudiamo senza motivi". La maratona del presidio anche di notte. Partecipano a decine anche oltre i propri turni di guardia.

Fimer, primo maggio ai cancelli E’ una vertenza simbolo della festa "Perdo così il mio unico stipendio"

di Lucia Bigozzi

Il lavoro che c’è e quello a rischio, da difendere. Il Primo maggio toscano non ha altri luoghi per riflettere e lottare, che i cancelli della Fimer dove il futuro di 280 dipendenti (centinaia anche nell’indotto) è appeso a una data e alla decisione di un tribunale: 3 maggio. È l’ultimatum del giudice indirizzato ai vertici del colosso delle energie rinnovabili per decidere sull’opzione dell’unico acquirente rimasto in campo: Greybull, titolare della MacLaren Applied Technology, scelto del vecchio cda, poi revocato dalla proprietà. Se entro mercoledì il giudice non riceverà un piano dettagliato di rilancio e un acquirente affidabile, scatterà la revoca del concordato, cioè l’anticamera del fallimento.

Ai cancelli della fabbrica di Terranuova, gli operai si danno i turni per il presidio e ieri per tutta la giornata hanno raccontato la rabbia e la preoccupazione, ma anche la determinazione a non mollare. Alla Fimer lavorano generazioni di operai specializzati e ogni storia si apre ad altre storie. Liviana Rotesi ha 62 anni e sta in fabbrica dal 1995. Il suo primo giorno di lavoro se lo ricorda come fosse adesso: "Qui ha lavorato mia madre, io sono entrata nel reparto dove sono sempre rimasta, cioè dove comincia tutto il processo produttivo".

Liviana assemblea componenti elettroniche su schede stampate. Così, otto ore al giorno. È fiera di ciò che fa perchè "vedere il prodotto finito e sapere che è iniziato da te, è una grande soddisfazione". Ora vive l’angoscia di perdere tutto. "È un dramma surreale perchè siamo un’azienda all’avanguardia in Italia, abbiamo commesse per quasi 85 milioni di euro e la proprietà non garantisce liquidità per acquistare i componenti necessari alla produzione".

L’angoscia di Liviana è anche quella di una donna rimasta vedova un anno fa, con una figlia trentenne "che lavora ma è precaria" e una casa da mandare avanti. Ogni mese lo stipendio si ferma a 1400 euro e"da sola è dura perchè i soldi bastano per la spesa alimentare e le bollette. E quando ti arriva una bolletta da 700 euro, con lei se ne va anche mezzo stipendio", sbotta Liviana, piglio da combattente. E come se non bastasse, non avrà il mensile di aprile: "Dovevamo riceverlo venerdì, poi la doccia fredda. Tutto congelato perchè avendo cambiato cda non c’è ancora la legittimità della firma". Ma il suo rovello è sempre lo stesso: "L’azienda ha un mare di ordini, fa un prodotto italiano altamente innovativo e molto richiesto dal mercato. Come è possibile ritrovarsi a un passo dal fallimento? Qui ci sono 280 famiglie a un passo dal baratro un indotto nella stessa condizione: un dramma per la nostra vallata". Ieri Liviana è rimasta al presidio per ore e assicura che "nessuno di noi lo abbandonerà; siamo qui per garantire che nessuno possa cambiare le carte in tavola".

È arrabbiata Liviana, davanti a sè non vede strada. "Eppoi a 62 anni io dove lo ritrovo un lavoro? Non parlo solo per me perchè in azienda ci sono tante persone anche più giovani, cinquantenni, ma a questa età chi ci offre un’alternativa valida?". È l’angoscia che mastica in mezzo alla rabbia e all’incredulità, mentre ragiona di strategie e piani di resistenza con i colleghi davanti ai cancelli Fimer. Lo schema deciso ricalca quello della lunga vertenza Gkn: presidio a oltranza per difendere il lavoro.

Così, il Primo maggio la manifestazione che ogni anno ricorda il valore del lavoro, lunedì sarà qui, dove Liviana non cede di un millimetro e si impegna nella vigilanza e dove Alessandro Tracchi, segretario provinciale Cgil, assicura: "La mobilitazione continuerà fino alla soluzione della crisi".