
"Deve scendere in campo il ministro". Lui, Adolfo Urso, un politico navigato e soprattutto titolare delle imprese e del made in Italy. I sindacati escono da due giorni di silenzio con un messaggio spedito direttamente alla finestra del ministro.
La sintesi? Anche l’ultima mossa della Fimer, la scelta strategica di Clementy come interlocutore privilegiato per la salvezza dell’azienda, non li convince. O almeno non li tiene per niente tranquilli. E per recuperare l’armonia perduta provano a puntare alto.
"Chiediamo una convocazione urgente al ministero alla presenza di tutti i livelli istituzionali, del Fondo Clementi e dello stesso ministro Urso". Tutti insieme compatibilmente, per sbrogliare una matassa ancora aggrovigliata.
La triplice dopo l’annuncio di Fimer si era rifugiata dietro il classico: "Parleremo quando sapremo". Ma confessano di saperne ancora poco. Vogliono scoprire "quale sia l’immediata ed effettiva disponibilità di capitali del fondo, quali siano i tempi dell’erogazione, quali le disponibilità degli attuali azionisti a non compromettere il percorso che da qui all’omologa porterà la Clementy all’acquisto". Risposta? Non c’è direbbe Bob Dylan. Anzi "risposte vane" precisano i sindacati, forse intendendo vuote o generiche. Che è poi la traduzione di quanto gli operai avevano detto dopo l’assemblea: "Perché non rispondete?".
Sui termini strappano solo una sorta di road map, un’operazione in tre mosse, quella che avevamo anticipato ieri. Sette milioni subito, o meglio entro la fine di luglio, e dieci successivi ma entro il 21 agosto. In seguito altri 45 milioni in conto capitale. Per arrivare al traguardo dei 95 milioni, la cifra complessiva promessa, ad aprile come ora. In sè promettente. Ma...
"E’ sul merito che esprimiamo molte perplessità. Per noi la mancanza di chiarezza è sempre stata sintomo di future nuove spiacevoli sorprese". E il nodo è sempre lì: questi soldi ci sono davvero? "C’è bisogno immediato di interventi economici per il riavvio delle produzioni e per soddisfare clienti e creditori. Apprendere che la verifica della concreta disponibilità economica del fondo viene rimandata ai commissari e al Tribunale è estremamente bizzarro".
La lingua batte sempre dove il dente duole: i precedenti. "Questo Cda si è reso protagonista di scelte contrapposti ovvero non giungere a nessun accordo con soggetti investitori che in Tribunale erano stati accettati senza dubbio alcuno prima, per poi lamentare assenza di garanzie sulle disponibilità economiche dopo". Quindi nessuno si incatena alla soluzione per ora perduta, la GreybullMcLaren, ma nessuno crede fino in fondo all’alternativa sbucata da questo scorcio di luglio. E sulla quale chiedono un sigillo autorevole: quello del ministro.
Alberto Pierini