
L'esterno della vecchia Konz
Arezzom, 12 luglio 2019 - In sei sono stati chiamati a rispondere nell’aula del Gip Angela Avila di bancarotta fraudolenta per il crac di Konz, prestigiosa e storica ditta sprofondata dopo alcuni inutili tentativi di salvataggio. L’inchiesta è stata anch’essa condotta dal Pm Andrea Claudiani, anche se il pubblico ministero d’udienza è stato ieri Marco Dioni. Peraltro senza arrivare a una conclusione, perchè la discussione e il verdetto del giudice sono slittati ad ottobre.
Ma di cosa sarebbero responsabili i sei adesso a giudizio? In sostanza, nel mirino c’è il concordato in bianco grazie al quale Konz avrebbe dovuto essere oggetto del salvataggio da parte di Cadla, la società dei fratelli Giannetti che a lungo è stata depositaria ad Arezzo e nell’Italia centrale del marchio Despar. Una trattativa mai andata in porto, anche perchè Cadla fu a sua volta vittima di una devastante crisi finanziaria, con decine e decine di dipendenti a rischio di perdere il posto di lavoro, per molti salvaguardato grazie all’intervento di altre catene della grande distribuzione.
L’ipotesi di Claudiani è che proponendo il concordato i sei sotto accusa abbiano ritardato il fallimento, aggravando lo stato di dissesto dell’azienda. Un nome dal prestigio secolare, fondata dallo svizzero emigrato ad Arezzo Giacomo Konz alla metà dell’ottocento. A lungo le vetrine dei due empori di Corso Italia, nella parte alta, e di via Vittorio Veneto, all’incrocio con viale Michelangelo, sono stati un punto di riferimento per gli aretini.
Poi, negli anni ’70, era stato aperto il grande deposito di via Setteponti, un ingrosso nel quale si sono rifornite generazioni di commercianti. Negli ultimi anni, però, i conti dell’azienda si erano fatti sempre più periclitanti, fino al concordato non andato in porto e al fallimento.