
di Maria Rosa Di Termine
CASTELFRANCO PIANDISCÒ
La rinascita dell’area dell’ex Cotto Pratigliolmi di Faella, nel territorio di Castelfranco Piandiscò, non passerà dai rifiuti. E’ un "no" categorico quello degli amministratori del Comune unico alla proposta presentata da una società che ha già un’attività industriale di economia circolare a Gioia del Colle, in provincia di Bari, di realizzare un impianto per il trattamento termico per la vetrificazione della nettezza con recupero di calore negli spazi che ospitavano la fornace e lo stabilimento dal quale uscivano prodotti in cotto di altissimo pregio. Una realtà dichiarata fallita nel 2019 e finita all’asta dopo il licenziamento dei lavoratori, una cinquantina di persone. Già 5 le vendite all’incanto andate deserte tanto che il valore di fabbricati, macchinari e cava di argilla ha subito una flessione di oltre il 60 per cento rispetto al prezzo stimato in origine, attorno agli 8 milioni di euro.
Ebbene nei mesi scorsi era arrivata sul tavolo dell’Ufficio Ambiente del municipio un’ipotesi progettuale per la ripartenza che però è stata ritenuta irricevibile. E il motivo del fondato diniego è stato spiegato ai consiglieri comunali nell’ultima seduta del parlamentino dall’assessore all’Ambiente Niccolò Innocenti che ha risposto a un’interrogazione della Lista Civica, il gruppo di opposizione alla maggioranza guidata dal sindaco Enzo Cacioli. L’esponente dell’esecutivo ha dettagliato gli aspetti tecnici alla base della bocciatura, partendo dalla tipologia dell’immondizia che il proponente aveva previsto di trattare: "Scarti provenienti dalla cernita e trattamento di frazione differenziate e indifferenziate dei rifiuti urbani e delle operazioni di compostaggio, fanghi solidi e liquidi civili e industriali, acque reflue e percolati". Insomma, una bella varietà di residui la cui quantità stimata in ingresso per essere trattata nella struttura di valorizzazione sarebbe risultata pari a 90 mila tonnellate l’anno trasportate in zona da 5 mila mezzi nell’arco di 12 mesi.
Operazione con una ricaduta occupazionale sul territorio di 24 posti di lavoro. Innocenti ha poi ricordato che durante l’incontro in Comune l’azienda aveva confermato di aver sviluppato un progetto pilota del genere appunto in Puglia. "La proposta – ha proseguito l’assessore – prevede inoltre il riutilizzo dei vuoti di cava della ex fornace per allestire una "discarica" per manufatti in cemento amianto e terre contaminate da cemento amianto". Il che bastava e avanzava per respingere al mittente l’offerta. "L’amministrazione, pur condividendo una particolare attenzione e interesse verso i temi e le progettualità in materia di economia circolare e di eco-sostenibilità – ha concluso - ritiene che un impianto di simili dimensioni, realizzato con tecnologie ancora in fase di sperimentazione e a poche centinaia di metri dall’abitato di Faella non risulti confacente con la vocazione dell’area della ex Pratigliolmi che esprime un potenziale in grado di attrarre attività caratterizzate da un minor impatto ambientale e un maggior risvolto in termini di occupazione". A far eco al suo assessore anche il primo cittadino che ha chiosato in maniera caustica: "Di discariche ne abbiamo avute anche troppe in Valdarno e di certo non ne vogliamo un’altra". L’obiettivo è di rendere il sito appetibile per altre imprese e in tal senso sembra che qualche interessamento abbia le caratteristiche della concretezza.