LUCIA BIGOZZI
Cronaca

«Erano abbracciati tra le macerie»: i soccorritori aretini davanti a mamma e figlio ritrovati morti

Dalla gioia del ventenne estratto vivo alle tragedie continue: medico e infermiere del 118, i vigili del fuoco sul posto e le storie di un'odissea infinita

I soccorritori del 118 nel terremoto in Turchia

Arezzo, 10 febbraio 2023 – Si sono abbracciati, prima di morire. Madre e figlio di 7 anni, altre due vittime nel lungo elenco di giornata. Due corpi uniti dall'amore e dal terrore che li ha sorpresi, sepolti sotto le rovine di un palazzo, tirati fuori dai soccorritori aretini della squadra toscana Usar dei vigili del fuoco.

Sara Montemerani, medico del 118 e Samuele Pacchi, infermiere e coordinatore dell'emergenza-urgenza sono appena rientrati al campo tenda, allestito nello stadio di Antiochia, dopo un turno di sei ore «durante il quale, purtroppo, abbiamo estratto dalle macerie i corpi senza vita di madre e figlio», spiegano i due soccorritori aretini che solo il giorno prima avevano salvato un ragazzo di 23 anni, rimasto sotto una palazzina di quattro piani, sbriciolata dal terremoto, ma ancora vivo. Nove ore di lavoro prima di raggiungerlo e portarlo fuori ma «le sue lacrime ci hanno ripagato della fatica».

La forza della vita e il dono di chi parte in missione per aiutare, «per essere utili a persone colpite da catastrofi immani. Ho chiesto notizie del ragazzo al referente dell'ospedale: sta bene, ha problemi a una gamba ma ce la farà».

Sara e Samuele hanno parlato con lui in inglese, negli attimi del ritorno in superficie, nel mondo dei vivi, e hanno scoperto che «è uno studente in infermieristica, diventerà uno di noi». Ieri no, non è andata bene e nel tono della voce, dall'inferno di Antiochia, arriva netto il senso di amarezza per non aver potuto fare di più.

«Abbiamo trovato i corpi di madre e figlio nella loro camera, sotto i detriti: erano abbracciati, spero non si siano accorti di nulla», dice Sara. E' toccato ai due professionisti aretini il compiuto più difficile: dirlo ai familiari. «Stavano vicino all'area delle operazioni, in attesa. Abbiamo loro detto che madre e figlio non ce l'hanno fatta», aggiunge Samuele.

La corsa contro il tempo è il nemico dei soccorritori che si muovono in mezzo alla devastazione, in mezzo al nulla. «Qui ad Antiochia non è rimasto nulla in piedi, palazzi crollati, rovine e distruzione ovunque», racconta Sara mentre con Samuele lascia il pulmino che dal «cantiere», come viene definito in gergo tecnico il luogo dove si cercano persone vive o morte, li ha riportati al campo tenda.

Sara ha 34 anni, vive con il compagno a Buonconvento (tra i centri del Senese dove il terremoto si è fatto sentire, un paradosso a pensarci bene), ma ogni giorno fa la spola con Arezzo. Si divide tra il servizio al Pronto soccorso e il 118, spesso in giro quando c'è da soccorrere chi sta male. Ha scelto di approfondire competenza e specializzazione e lo ha fatto nel campo più estremo del soccorso, quello dei grandi teatri di distruzione, dalle calamità naturali alla guerra.

«Durante la pandemia ho fatto il corso base con i vigili del fuoco, poi ho deciso di aderire al livello superiore. E' stata un'esperienza formativa molto importante per me». Samuele ha 40 anni e vive con i genitori a Monsigliolio, frazione cortonese. Chi lo conosce lo definisce «un gigante buono» per l'imponenza del fisico di un giovane uomo che i colleghi aretini del 118 descrivono «votato alla professione».

E' alla sua prima missione, come Sara; pochi mesi fa ha terminato insieme a lei il corso di livello avanzanto sulle Maxi-Emergenze. Poi il terremoto che ha squassato Turchia e Siria, il sistema toscano dell'emergenza che si attiva e si prepara a partire: chiamata Sara e Samuele hanno riposto sì, senza indugio. Anche se «i miei genitori sono preoccupati», anche se la stessa trepidazione c'è nella famiglia di Samuele. Per entrambi, l'impatto è fortissimo.

«Ti rendi conto che non c'è rimasto più niente, la città è distrutta e la gente dorme per strada, manca la luce e le temperature sono sotto lo zero. Mi sono immedesimata nelle persone che in pochi minuti hanno perso tutto», riflette Sara che vive sensazioni contrastanti: «Dalla gioia per la vita di un ragazzo strappata alle macerie, alla tristezza per il recuipero di una madre e un figlio morti abbracciati».

Il nuovo turno scatta a mezzanotte e fino alle 6 (di oggi). Nel frattempo «si riposa e si cerca di staccare la mente». Sara ha un metodo: «Mi sono portata un libro su Harry Potter del quale sono appassionata. Mi aiuti».