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Arzzo, 12 ottobre 2020 - Sotto il vestito magari niente, come nel film di tanti anni fa sul mondo della moda, ma sopra il vestito tanti gioielli, da ritrasmettere in mezzo mondo. Potrebbe essere questa l’alternativa a Gold Italy, la seconda delle fiere orafe aretine, che ormai è saltata come era già saltata la prima e più importante, Oro Arezzo, cassata anche nella forma riveduta e corretta dell’evento telematico, con i buyers collegati in videoconferenza. In realtà, dicono concordi Marco Carniello, direttore del settore di Ieg, il gigante riminese-vicentino che ha preso il controllo degli eventi aretini poco prima della tempesta Covid, e gli operatori del settore, non è più tempo di fiere, non almeno col virus che ha sconvolto la produzione (e l’export) dei gioielli, mentre cresce la paura della seconda ondata.
Vicenza si è fatta a settembre perchè la situazione sembrava in via di miglioramento e c’era in ballo tutto il pacchetto degli affari di Natale. Ma Gold Italy, che di solito è l’appuntamento del post-Natale e di San Valentino, ha ben poche carte da giocarsi, con il mercato interno che non tira e le esportazioni ferme in tutto il mondo, nell’America di Trump come nel Medio Oriente di Dubai e a Hong Kong, il secondo hub dell’oro aretino a livello internazionale.
E tuttavia in questa politica del realismo e della prudenza c’è un rischio grosso. Quello di vedere sparire il nome di Arezzo dai mercati internazionali, quello che i buyers si dimentichino di un polo produttivo che esporta tra l’80 e il 90 per cento di quanto produce.
Per questo Ieg ha presentato nei giorni scorsi una proposta agli interlocutori istituzionali cittadini, dal Comune alla Camera di commercio e alla Consulta Orafa che raggruppa le associazioni di categoria: riaccendere i riflettori sulla capitale dell’oro con un evento che niente ha della fiera tradizionale (per quelle bisognerà aspettare, Covid permettendo, l’anno prossimo) ma che vorrebbe avere un forte impatto a livello di immagine, anzi di fashion, come si dice ora.
L’idea insomma è di una sfilata da allestire al Palaffari, dove per tradizione si facevano Oro Arezzo e Gold Italy, o in una piazza del centro, da rilanciare poi in streaming fra i grandi buyers internazionali. Ohibò, dirà qualche scettico, ma così si vedono le modelle e i modelli, molto meno il gioielli. No, risponde Carniello, che spiega come il progetto Ieg abbia avuto un primo riscontro positivo da parte degi interlocutori aretini, perchè non solo le telecamere andrebbero a prendere il particolare dei gioielli, ma lo rilancerebbero anche in tridimensionale sullo schermo, con nome della ditta produttrice e prezzo.
La vera difficoltà è tuttavia economica. Le fiere classiche se le pagano da sole le aziende orafe, con il contributo di partecipazione. In questo momento, però, c’è pudore estremo da parte di Ieg nell’andare a battere cassa presso imprenditori che si barcamenano fra cassa integrazione e difficoltà a prdurre per mercati esteri fermi al palo. Il vero obiettivo è quello di coinvolgere investitori istituzionali, locali e nazionali, che non abbiano i problemi di liquidità del distretto più importante d’Europa.
Nel caso i soldi si trovino, la regia passerà a Beppe Angiolini, da anni fa da art director delle fiere. Il piano è di andare oltre le date inizialmente previste per Gold Italy, 24-26 ottobre, e di posizionarsi a ridosso del Natale, magari sfruttando l’effetto scenico della Città del Natale, ammesso che il Covid non bruci anche quella.