
Polizia
Arezzo, 2 marzo 2022 - L’avrebbero fatta bere fino ad ubriacarsi, tenendole a forza la testa mentre le scolavano in gola i superalcolici, costretta ad assumere cocaina e poi in due, a turno, stuprata in un’abitazione del Pantano, alla periferia di Perugia dalla quale lei, 18enne immigrata, è riuscita a scappare minacciando di dare fuoco all’appartamento trappola. E’ l’ennesima storia di violenza quella che emerge dall’indagine della squadra mobile di Perugia, tutt’ora in corso, sull’asse Umbria-Toscana. Due albanesi sono agli arresti domiciliari per ordine del gip, Margherita Amodeo, un terzo che avrebbe avuto un ruolo minore nella notte di follia, ha l’obbligo di non lasciare la città, mentre altri due sono ricercati. Uno è l’autore materiale dello stupro. Tutto inizia lo scorso 21 febbraio quando al 112 arriva la chiamata della ragazza che chiede aiuto: gli agenti la trovano riversa a terra, scossa e con un coltello da cucina poco distante: l’arma rubata per potersi difendere.
Sarà portata al pronto soccorso dell’ospedale di Perugia dove i medici le riscontreranno lesioni su un braccio, al torace, escoriazioni su mani e corpo e reperti ginecologici “indicatori di una possibile violenza sessuale”, scrive il giudice nell’ordinanza. E’ lei a raccontare prima agli investigatori e poi ai sanitari il calvario delle ultime ore. Dice di aver chiesto un passaggio ad un ragazzo albanese di nome Ellis_ non ancora identificato - che aveva conosciuto, da Foiano della Chiana dove abita con un’amica, fino alla stazione di Firenze da dove avrebbe poi raggiunto Bergamo. Ma l’uomo in compagnia di un amico, con una scusa cambia direzione e la porta nel Perugino. Una volta giunta a destinazione – è la sua versione – viene letteralmente trascinata per le scale, la porta chiusa a chiave, la chiave nascosta in un marsupio. Dentro ci sono altri due uomini: la costringono a bere e a sniffare cocaina. Poi la portano in camera, la spogliano e abusano di lei. Dirà che sono stati in due.
La fuga sembra impossibile: la ragazza cerca prima di uscire dal balcone ma viene bloccata, si procura un coltello che prova a brandire ma viene disarmata e minacciata con una pala. Solo quando incendia la carta delle brioches, si impossessa di un’altra lama da cucina, più grande e di un telefono per chiedere aiuto i suoi aggressori la lasciano andare e scappano. Saranno rintracciati poche ore dopo dagli investigatori della Mobile diretta da Gianluca Boiano che ne individua cinque: le manette scattano per tre con le accuse di violenza sessuale di gruppo e sequestro di persona. Due devono essere identificati. Il gip non convalida il fermo per assenza del pericolo di fuga ma emettere la misura cautelare concedendo i domiciliari e ritenendo che il racconto della diciottenne è «attendibile» nonostante gli indagati neghino.
Uno sostiene di non essere stato presente, gli altri due di aver visto la ragazza arrivare nell’abitazione del Pantano insieme a un uomo che l’aveva conosciuta nel night di Foiano dove lavora e di averla vista bere vodka ma volontariamente. Versioni opposte sulle quali procura e difensori sono al lavoro. Gli avvocati Cristina Zinci e Vincenzo Bocchicchio che assistono gli arrestati hanno fatto ricorso al tribunale del Riesame e chiedono un incidente probatorio per ‘congelare’ le dichiarazioni della ragazza. «Il quadro indiziario, pur da ritenere sussistente in tale sede - scrive il giudice – va ulteriormente corroborato da accertamenti inerenti le dichiarazioni degli indagati e della persona offesa». Intanto, anche sulla base delle descrizioni e sulla scorta degli accertamenti, la polizia è vicina a individuare i due che mancano all’appello