
Diabete, doccia fredda per i malati Netto taglio alle strisce per l’autotest Da 600 l’anno a 100: il resto si paga
di Alberto Pierini
Una doccia fredda. E una doccia fredda di massa. Perché il diabete è una delle patologie più diffuse: soltanto nella zona aretina della Asl, in base a dati che risalgono al 2022 e quindi molto recenti, abbraccia oltre ventiduemila persone. Ventiduemila pazienti che da ora in poi saranno costretti a limitare bruscamente l’autocontrollo costante della loro patologia. Salvo frugarsi in tasca. Che succede? Semplice: la fascia di gratuità si assottiglia bruscamente. Come certe spiagge, dove per effetto dell’acqua alta lo spazio percorribile si riduce a pochi centimetri. L’autocontrollo del diabete passa dalle cosiddette "strisce": consentono l’automonitoraggio della propria glicemia e per le situazioni più gravi della terapia insulinica.
Si tratta di un’erogazione gratuita possibile a quanti abbiano un codice di esenzione, per essere precisi lo 013. Un codice che non è riservato ai casi più gravi ma a tutti i diabetici e qualunque sia la natura della loro malattia. Spazia dal tipo 1 al tipo 2 a quelli di cui soffrono diverse gestanti durante la gravidanza ad altri tipi.
Il servizio sanitario da sempre concede ai diabetici la possibilità di riceve gratis questi dispositivi medici e presidi. Possibilità che resiste ma all’osso. Il vecchio rifornimento era di 50 strisce al mese, per un totale di seicento in un anno. Adesso nell’arco dei dodici mesi saranno 100 in tutto;: e ogni malato lo scoprirà gradualmente alla scadenza del proprio piano terapeutico.
Due conti? Il calo è dell’85% secco, un vero e proprio crollo a picco. E riduce i margini di auto valutazione in modo verticale. Si passa da quasi due controlli al giorno a meno di uno ogni tre giorni. L’eccezione è prevedibile. Molti ritengono che possa bastare un’analisi del sangue di ricerca della glicemia ogni tre mesi.
Ma intanto è la stessa sanità a premere perché i pazienti collaborino alla fase dell’autocontrollo delle malattie, che è poi la logica profonda dell’erogazione. E in ogni caso non si eccepisce sul valore del test, che viene sempre considerato un dispositivo medico utile al punto tale da essere garantito con un codice specifico. Si incide solo sulla quantità: ed è uno di quegli elementi che non può non far pensare ad una linea strategica di puro risparmio.
Ma può il risparmio spingersi fino al ridimensionamento dei servizi? È possibile che dovendo scegliere vengano privilegiate le posizioni amministrative rispetto alle priorità della salute?
La qualità offerta dal reparto diabetologico, tra l’altro rinnovato nel tempo, è di alto livello al San Donato, nessuno lo eccepisce.
Ma altri segnali allarmanti tra i pazienti erano già corsi.
Fino a qualche anno fa le strisce erano coperte al completo, senza limite annuo, e c’era anche un canale privilegiato per le analisi del sangue, la mattina nel reparto. Ora questo giro di vite, che è un po’ sanitario e un po’ economico. Perché l’epilogo è evidente: chi ha continuato finora a tutelare la propria salute e la propria sicurezza con una verifica costante del tasso glicemico, continuerà a farlo.
Ma per farlo dovrà frugarsi in tasca. E non poco. Perché per reintegrare il numero delle strisce finora garantite ci vorranno dai 60 ai 70 euro in più al mese. Circa 800 euro in un anno. Quasi come la stangata del carrello. Ma di qua ti puoi difendere mangiando un po’ meno, di là no: la salute è una sola.