Dedica la tesi di laurea al nonno scampato alla strage di Moggiona

Rachele Ricci ha così voluto mantenere ancora più vica la memoria della strage del settembre 1944

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di Francesca Mangani

Dedica la tesi di laurea al nonno Francesco Meciani, unico sopravvissuto della famiglia Roselli-Meciani alla strage nazista di Moggiona del 7 settembre 1944. La nipote Rachele Ricci, laureata in nuove tecnologie dell’arte, ha voluto dedicare al nonno la proprio tesi di laurea e per rendere ancora più viva la memoria della strage vuole allestire da zero un percorso espositivo nel centro di Moggiona, a Poppi, raccogliendo documenti di rilevanza storica, mobili, oggetti, video e fotografie, in un viaggio tra presente e passato, con un unico obiettivo: non dimenticare. Il nonno riuscì a salvarsi dalla furia tedesca gettandosi dalla finestra. Ma per il resto della sua famiglia non ci fu nulla da fare, morirono tutti. "Mio nonno ha perso il padre, i suoi fratelli, le sorelle, la zia, i nipoti, la cognata e molti amici – racconta Rachele – per salvarsi si gettò dalla finestra e fece rientro a casa solo alcune settimane dopo, per sgombrare i corpi, alcuni dei quali riconoscibili solo dai vestiti. Simili tragedie non possono essere dimenticate e in memoria della mia famiglia continuerò a mantenere viva la sua testimonianza".

Moggiona è il paese natale della mamma di Rachele ed è nella casa in cui ci fu la strage del 44, che tutt’ora trascorre periodi di vacanza.

La casa dove la nonna Amalia Roselli, quando ancora in vita, raccontava ai nipoti ciò che i suoi occhi videro, i suoi orecchi udirono in quei momenti di terrore. "Mio nonno è morto nel 1998, non ho avuto il privilegio di conoscerlo, ma conservo i suoi racconti, le descrizioni dei miei genitori o di mia nonna e nei suoi confronti ho sempre provato una forte stima per il coraggio, la forza di lottare per la vita e soprattutto per non aver mollato dopo l’inferno che, come molti, ha passato – racconta Rachele – a differenza di tanti è riuscito ad accettarlo, superarlo o quanto meno convivere con quell’indelebile esperienza. Ho cercato di immaginare cosa voglia dire per un diciassettenne ritornare a casa e rendersi conto di essere l’unica persona della famiglia ad essere ancora in vita. Non ha mai voluto parlare di quel periodo, ha raccontato quanto successo in una deposizione. Mia madre ricorda che suo padre Francesco ha raccontato di aver letto un libro, nascosto in soffitta, durante la guerra. Questo libro è ancora in nostro possesso e sulla copertina mio nonno ha scritto "iniziato il 16.11.1943". La guerra era già scoppiata e da lì a poco meno di un anno raggiunse anche Moggiona.