LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Davide il liutaio: "È iniziato tutto con un calcio"

Cortesi ha aperto una bottega a Monte San Savino: "Un amico ruppe un violoncello: avevo 16 anni e mi sono innamorato di questo lavoro"

di Lucia Bigozzi

È iniziato tutto con un calcio al violoncello. Uno strumento rotto. "Un amico lo colpì e per riparlarlo scoprii che esisteva il liutaio. Fu entrando nella sua bottega che decisi cosa avrei fatto da grande". Allora, Davide Cortesi aveva 16 anni e da Ravenna, la sua città, partì per Milano, Cremona e poi un lungo soggiorno a Londra per perfezionare gli studi secondo la tradizione anglosassone del restauro dalla quale ha attinto tecnica, conoscenza e relazione con gli strumenti ad arco. "E’ una formazione culturale che ti porta a guardare gli oggetti con un approccio meno empatico e più specialistico", spiega Davide, 41 anni, che da settembre ha aperto la sua bottega artigiana a Monte San Savino e la piazza del centro storico ha cambiato pelle: il legno è ovunque, è la materia prima che arreda il laboratorio (tavolo, pedana, vetrina) e dà forma ai violini, ordinati in fila indiana come soldatini o adagiati sul banco da lavoro tra colla e minuscoli attrezzi del mestiere. E qui, oltre a vedere ciò che Davide fa, è frequente sentire ciò che i musicisti regalano all’ascolto di tutti quando toccano gli strumenti.

"Fare", è la parola che usa parlando del suo lavoro "fecit, in latino, perché ha un valore assoluto e dà il senso di un’opera che attraversa il tempo portando con sé la sua storia. Ogni strumento ne ha una e la comunica". Come il violino del 1700 che Davide ha restaurato per Maria Galetta, giovane violinista lucana, "ha voluto proprio quello, nonostante fosse molto malandato. L’ho trasformato per lei in un violino barocco, secondo i canoni stilistici e musicali dell’epoca ed è diventato il suo compagno inseparabile". Uno dei tanti incontri che infittisce la trama di relazioni con professionisti, appassionati e collezionisti in mezzo mondo dove Davide spedisce gli strumenti restaurati o "fatti".

Nell’Aretino, i liutai si contano sulle dita di una mano – Stefano Marzi a Bibbiena, Luciano Maggi a Poppi, Marco Anedda a Monterchi e Gioachino Giussani ad Anghiari -, eppure "c’è interesse verso un mestiere molto difficile, ma è un privilegio perché sei a contatto con la bellezza". La liuteria è "una forma di artigianato che segue il tempo e si modifica nel tempo. Vorrei diffondere la cultura della liuteria e far conoscere gli strumenti per ciò che sono, non solo dal punto di vista estetico ma storico". Il punto è "capire cosa dicono questi oggetti.

Quando riproduco un Ceruti del 1815 so che all’epoca lui aveva 80 anni e io cerco di pensare a come lavorava in quel contesto. Ho restaurato un violino del 1941 proveniente da Bagnacavallo e un violoncello di Cavallazzi del 1942, cioè mentre impazzava la seconda guerra mondiale c’erano liutai che continuavano a fare strumenti, la vita che non si ferma". La "guerra" del Covid non ha parallelismi che tengano "perché sono rimasto a casa a fare il mio lavoro, al sicuro non in mezzo alle bombe, come allora". Davide si occupa di strumenti d’autore e "quando non c’è, studio e faccio ricerca per arrivare all’attribuzione".

In bottega entra una musicista a provare un violoncello restaurato e pronto per un concerto: accompagna Milo, 6 anni, uno dei tre figli di Davide, avuti dalla compagna Rosaria, insieme a Noè, 8 anni e il piccolo Giona di 4, "i più grandi suonano piccoli violini e violoncelli cinesi degli anni ’90 preparati per loro", spiega Davide che ha messo in pista un nuovo progetto, perché la bottega di liuteria è solo un pezzo dello "spartito" che sta scrivendo insieme a Sebastian Maccarini, direttore della scuola di musica savinese: "E’ un corso di liuteria con due obiettivi: diffondere la cultura degli strumenti ad arco e formare un gruppo di persone, dai 16 anni in su, che imparano a costruire violini e violoncelli di piccole dimensioni per gli allievi della scuola di musica. Non tutte le famiglie possono permettersi il costo di uno strumento fatto bene, spesso si ricorre a oggetti di fabbricazione industriale che non suonano correttamente e il difetto induce i bambini a mollare lo studio. Uno strumento va seguito, ha bisogno di manutenzione come il tagliando dell’auto; a un musicista affermato puoi dare anche una ciabatta e lui tira fuori un capolavoro ma un bambino devi dare lo strumento più prezioso, la cosa più bella che c’è".

Non è solo un corso di liuteria, Davide lo considera "un progetto di comunità, qualcosa che alcune persone fanno per altre persone che magari neanche conoscono, qualcosa che resta e va oltre il tempo".