CLAUDIO
Cronaca

Dal rigore di De Amicis alle nane lanciate in aula L’ultima campanella non è uguale per tutti

La scuola di altri tempi e quella dei giorni nostri: le memorie di un preside, alle prese con grigliate, gavettoni radenti e chiusure anticipate

Dal rigore di De Amicis alle nane lanciate in aula L’ultima campanella non è uguale per tutti

Claudio

Santori

Ha fatto scalpore la notizia che il Liceo Scientifico "Leonardo da Vinci" di Trento ha di fatto eliminato l’ultimo giorno di scuola (venerdì 9 nel Trentino) imponendo agli studenti le lezioni con la famigerata DAD (Didattica a distanza). La decisione pare motivata da eccessi (fumogeni, sguaiataggini e altro) avvenuti, appunto nella fatidica giornata, lo scorso anno davanti alla sede dell’Istituto. Già, perché è innegabile che l’ultimo giorno di scuola sia vissuto dagli studenti delle scuole di ogni ordine e grado come un momento liberatorio da vivere insieme.

Esigenza indubbiamente comprensibile e legittima che può tuttavia degenerare, creando a presidi e professori qualche problemino senza, per carità di Dio, arrivare al gesto estremo descritto nel bellissimo ed inquietante romanzo “L’ultimo giorno di scuola” di James Goodhand, dove un alunno bullizzato per tutto l’anno medita una vendetta epocale: lanciare una bomba nella scuola. Certo quando hai a che fare con 1500 adolescenti zeppi di ormoni, nel fatidico ultimo giorno di scuola la guardia va tenuta alta in modo da consentire lo sfogo, incanalandolo però nei binari della sicurezza prima di tutto, ma anche in secondo luogo della decenza.

Nei miei venti anni di presidenza il caso più singolare che mi sia capitato nell’ultimo giorno di scuola è stata, al “Redi”, la minaccia del lancio … non di una bomba (oddio, la telefonata anonima che avvisava della presenza di una bomba a scuola era abbastanza frequente!), bensì di … una nana! Si era sparsa la voce che al piano superiore sarebbe stata “lanciata” una nana che è, per i digiuni di vernacolo aretino, l’anatra comune (anas platyrhynchos). La notizia scatenò l’isterica reazione della madre veterinaria di un’alunna, tanto che la dovetti ufficialmente smentire con una circolare per la quale fui bonariamente preso in giro per settimane: "La nana - ebbi incautamente a scrivere - è una bufala…!”. La voce invece, come seppi dopo, era vera: essendo trapelata (il responsabile di una bravata normalmente non ce la fa a mantenere il segreto!) causò un tale scompiglio che la povera bestia, invece di essere “lanciata” nei corridoi, rimase chiusa per tutta la mattina nel bagagliaio della macchina della studentessa di quinta, responsabile dell’infame e fortunatamente abortito progetto!

Questo del lancio della nana fu un unicum di inventiva perché normalmente gli studenti, ai tempi miei, non brillavano per fantasia, limitandosi per l’ordinario al classico "gavettone" per cui l’acqua scorreva a ettolitri per tutta la scuola, con umidi agguati mirati specialmente alle ragazze (che tuttavia ad essere infradiciate si divertivano come matte!). Invano credetti di bloccare il fenomeno alla radice facendo chiudere l’acqua nei bagni: i “gavettoni” continuavano ugualmente con meraviglia mia e dei miei collaboratori! Scoprii troppo tardi che i ragazzi si rifornivano al bar attiguo al liceo, da dove le bottiglie di acqua minerale affluivano a casse! Alla furbesca gestione del detto bar non fece freddo!

In ogni modo finché il gioco si fermava all’acqua, tarabaralla! I problemi grossi venivano fuori quando all’acqua si univano le uova e la farina perché, a parte lo spregio di preziose derrate alimentari, si creava una fanghiglia vischiosa, difficile da rimuovere per la disperazione … dei bidelli! E queste perniciose iniziative non erano limitate all’ultimo giorno di scuola, ma anche ad altri appuntamenti canonici, come per esempio il Carnevale!

L’ultimo giorno più rischioso fu quando autorizzai la “grigliata” nel cortile della scuola, ufficialmente ai soli maggiorenni. Guardavo dalla finestra con un misto di tenerezza e preoccupazione quei ragazzi e quelle ragazze che cantavano in cerchio e tra quelle fiamme stavano dando l’addio all’adolescenza per diventare uomini e donne. Naturalmente non fui tranquillo finché il prode bidello tuttofare Beppe non ebbe spento l’ultima favilla. I ragazzi mi portarono in presidenza una salsiccia bruciacchiata dentro un panino dal dubbio aspetto: grato per il pensiero, chiusa la porta, buttai tuttavia il tutto nel cestino!

Nella scuola che emerge dalle candide pagine del “Cuore” del De Amicis, l’ultimo giorno era un giorno come tutti gli altri, col bidello che si affacciava sulla porta a dare il “finis”! A quella scuola grigia e incatramata nessuno vuole ritornare, ma oggi la sana goliardia di una volta è finita: è un bene o un impoverimento? Non saprei dirlo. Oggi, o si fanno danni per prevenire i quali addirittura si chiude, come a Trento, o una nuova serietà si impone com’è accaduto per esempio al Liceo "Vittoria Colonna" dove la fine dell’anno scolastico è stata solennizzata con la seconda edizione del "Colonna Day" all’Auditorium di Arezzo Fiere con la sottolineatura del senso di appartenenza come primo antidoto alla dispersione. Parola d’ordine: "Uscire dalla comfort zone", ripetuta in occasione della prima del “corto” prodotto dagli alunni di 3B con la Poti Pictures.

Quanto al “Redi” ha strafatto: un’intera settimana brava di eventi finali! Mercoledì, torneo di pallavolo; giovedì, Marcia della Pace; venerdì, Primo Trofeo di Tennis delle superiori e un video sull’abuso di alcol, premiato dal Rotary. E sabato una via di mezzo rispetto alla linea Trento: due ore di lezione e tutti a casa! Insomma, cose parecchio serie, mica "gavettoni" e grigliate!