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Da coppola e lupara ai cda: "Le cosche hanno cambiato volto e sono sempre più presenti"

L’analisi di Piero Ermini: guida l’associazione Libera Valdarno che osserva le organizzazioni malavitose

Da coppola e lupara ai cda: "Le cosche hanno cambiato volto e sono sempre più presenti"

di Gaia Papi

AREZZO

Denaro in prestito con tassi di interesse sino al 350%. Era l’usura una delle attività più redditizie del sodalizio criminale del gruppo mafioso Picanello, storica branca della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano in quel rione di Catania, sgominato ieri dall’inchiesta della Dda di Catania che ha portato a 15 arresti tra le province di Catania, Caltanissetta, Arezzo, Napoli e Udine. Ancora mafia nell’aretino, Piero Ermini, coordinatore di Libera Valdarno: "Le indagini sono in corso, in fase interlocutoria. Ma la maxi operazione della guardia di finanza avvalora che le mafie hanno scelto la nostra terra per fare affari, nella stragrande maggioranza dei casi attraverso molte forme di reati finanziari".

Una presenza che viene da lontano.

"Si, erano gli anni ‘80 quando le prime aziende, generalmente edili, cominciarono a radicarsi nel nostro territorio. Alcuni sono venuti ad abitarci, portando il loro modus vivendi".

E’ del ‘90 la confisca dei due beni immobili a Terranuova.

"Esatto, i due beni che domani verranno finalmente restituiti alla comunità. Si tratta di una villetta nella frazione delle Ville, che sarà dedicata alla famiglia Nencioni, e di un capannone di via Poggilupi intitolato alla memoria di Giuseppe Valarioti".

Un evento importante.

"Sì, invitiamo tutti coloro che si sentono colpiti a partecipare, al di là delle intitolazioni, sarebbe bello come comunità che tutte le istituzioni locali partecipassero, con loro anche i cittadini. Sarebbe una risposta a chi cerca di inquinare, e viene da dire non solo i terreni, ma anche l’economia".

A proposito di terreni inquinati. Nell’inchiesta Keu è stato chiesto il rinvio a giudizio per 24 persone e 6 società.

"Sarà il processo, fino all’ultimo grado di giudizio, a dire quali sono i reati commessi. Noi aspettiamo l’esito, ma dall’inchiesta si è delineato un quadro chiaro e per la prima volta siamo andati a toccare la sfera politica. È la prima grossa indagine che coinvolge la regione".

E’ una mafia diversa quella in azione.

"Quando si parla di mafia oggigiorno non dobbiamo più pensare a coppola e lupara. Nella mafia di oggi, soprattutto nell’ndrangheta, ci sono avvocati, ingegneri, professionisti del mondo dell’informatica. Mentre Cosa Nostra faceva stragi di mafia, loro sono cresciuti, hanno mandato i figli all’università, creando un’organizzazione pazzesca, forse la prima al mondo. Le mafie si muovono in altri modi, lo fanno nel mondo dell’economia e degli stupefacenti. Agiscono nei sistemi economici grazie alla tanta liquidità. Entrano nei consigli di amministrazione. Comprano aziende in rovina, mettono i loro uomini ai posti giusti. Quella liquidità poi la devono investire e ripulire. Ecco che scelgono zone ricche, tra queste l’aretino. Lo diceva Falcone: "Dove ci sono i soldi, c’è la mafia".

Come si combatte?

"Dobbiamo prendere coscienza e cercare di reagire, tutti insieme. Il rischio è serio che queste attività ammalino la nostra economia sana, insinuandosi con le loro modalità fatte di intimidazioni e illegalità, creando problemi di squilibrio. Dobbiamo essere in grado di poterlo contrastare dall’interno. È importante che il mondo imprenditoriale, delle professioni sia presente. Le mafie puntano a quello".

Si vedono degli spiragli?

"Anche le istituzioni locali hanno capito che la realtà è questa. L’impegno delle forze dell’ordine è encomiabile, soprattutto quello della guardia di finanza. Significativi i protocolli che sta firmando insieme ai Comuni a tutela della legalità dell’azione amministrativa relativa all’utilizzo delle risorse pubbliche destinate dal Pnrr".