Conte lancia la fase 2: qui in fabbrica già da oggi, 55 mila tornano al lavoro

Subito per le misure di sicurezza. Produzione dal 4: 43 mila dell’industria e 12 mila dell’edilizia. Poi 20 mila addetti dei negozi il 18 maggio, bar e ristoranti da giugno.

lavoro in azienda

lavoro in azienda

Arezzo, 27 aprile 2020 - Il via libera che almeno i virtuosi dell’export aspettavano per oggi, arriva con una settimana di ritardo. Ma già da stamani gli imprenditori potranno riaprire le fabbriche per adeguarle alle misure di sicurezza annunciate all’ora di cena dal premier Conte nel suo discorso sulla ripartenza. Riapertura che solo ad Arezzo coinvolge 55 mila occupati dal 4 maggio, riavvio delle attività industriali e dell’edilizia, e altri 20 mila del commercio fra il 18 maggio e il 1 giugno.

Il presidente del consiglio allenta il lockdown ma non troppo, il che è sufficiente comunque a rimettere in moto la macchina produttiva di questa provincia, la prima in termini pro-capiti della Toscana e una delle prime in Italia, sia per fatturato pro-capite che per export. Andiamo per ordine allora. Il ritorno in fabbrica del 4 maggio va a coinvolgere 43 mila addetti che erano per la gran parte in cassa integrazione.

Con l’eccezione dell’industria agroalimentare che non si è mai fermata, a cominciare dalla Buitoni di Sansepolcro e dalla Fabianelli di Castiglion Fiorentino. Così come non si era mai bloccata del tutto o aveva già riaperto i battenti nelle scorse settimane, grazie agli stratagemmi dei codici Ateco o dell’appartenenza a filiere essenziali, la metalmeccanica. Dalla Abb-Fimer di Terranuova (1200 con l’indotto) alla Tratos, dalla Ceia alla Saima Meccanica, cui si erano poi aggiunte Menci eIttedi.

Tutte comunque a ritmo ridotto, che ora potrà riprendere a tutto gas. Ripartono con l’ultimo decreto Conte i due settori portanti dell’economia e dell’export, ossia la moda (ma Prada aveva già ripreso a costruire prototipi per la collezione autunno-inverno) e l’oro, in primis il faro dell’intero distretto dei gioielli, la UnoAerre, che con i suoi 300 dipendenti resta la più grande azienda del settore in Europa.

In totale sono 2 mila aziende (1200 dei gioielli e 800 di calzature, pelletteria e abbigliamento) che riprendono la loro strada, insieme ai grandi raffinatori dell’oro puro, da Chimet a Italpreziosi, da Tca a Safimet, che erano rimaste aperte ma non nella produzione di lingotti. L’oro era ormai rassegnato ad aspettare il 4 maggio, anche perchè i maggiori mercati , da Dubai a Hong Kong e agli Usa, sono ancora chiusi.

La moda invece mordeva il freno da giorni, ma non ha ottenuto la deroga. Torna anche l’edilizia con 12 mila occupati. Le altre due tappe della riapertura sono il 18 maggio, quando rialzeranno le serrande i negozi al dettaglio, e il 1 giugno della ripresa di bar e ristoranti (ma è già consentito l’asporto). In tutto sono appunto 20 mila persone, difficile dire come divisi fra la prima data e l’altra