
di Salvatore Mannino
Non è stato un arbitro, è stato l’arbitro. Dicevi Collina (Pierluigi di nome). stasera sul palco del Fair Play, e non c’era bisogno di aggiungere altro. Tutti sapevano che non c’era, finchè è rimasto in campo (il 2005), un fischietto altrettanto bravo, carismatico, capace di usare le buone (il convincimento) ma anche le cattive (i cartellini rossi quando servivano). Nemmeno lui è sfuggito alle polemiche, come vedremo, ma è il destino dell’arbitro, la figura più controversa del mondo del calcio, quello che è neutrale ma prende le decisioni che valgono per tutti. Del resto, per quanto vale, era successo anche a un altro gigante del fischietto, appartenente a una generazione molto precedente, Concetto Lo Bello, così immedesimato nel ruolo da diventarne una metafora, persino in un film, "L’arbitro" appunto, che per quanto si ricordi resta l’unico dedicato alla categoria.
Qui ad Arezzo, abbiamo avuto il privilegio di vederlo in campo quando la sua sfolgorante carriera era solo all’inizio. Ne dicevano un gran bene e anche sul prato del Comunale lui, nato a Bologna nel 1960, ma viareggino di adozione, promotore finanziario di mestiere ma visse già l’epoca in cui arbitrare era una professione, confermò che non erano solo lusinghe.
Per Collina parlano le statistiche: non solo ha diretto la finale dei mondiali in Giappone del 2002, fra Brasile e Germania, ma anche una finale di Champions League fra le più rocambolesche, nel 1999 a Barcellona, col sorprendente recupero del Manchester United, che superò in volata il Bayern Monaco grazie a due gol in pieno recupero. Nel suo palmares anche una finale di Coppa Uefa, una miriade di semifinali internazionali di tutte le competizioni, 5 derby di Milano, 4 derby d’Italia fra Juve e Inter, altri derby a bizzeffe. In tutto le partite da lui dirette in serie A sono 240: quando i designatori volevano star tranquilli, mandavano lui.
Il che non gli evitò di incappare in quella che forse resta fra le partite più discusse degli ultimi decenni. Nel 2000, 14 maggio, giornata finale del campionato, fra Perugia e Juventus, con la Signora in predicato di scudetto. La pioggia battente trasformò lo stadio "Curi" in una palude, ma lui non volle saperne di sospendere la partita: attese ben 71 minuti nell’intervallo (tuttora un record mondiale) e poi rimandò le squadre in campo, con l’aretino Calori autore del gol fatale ai bianconeri, sorpassati in extremis dalla Lazio, per la quale a fine carriera Collina avrebbe confessato di fare il tifo. Qualcuno si domanda ancora se il pallone rimbalzasse davvero, il destino di un gigante dell’arbitraggio. Le sue partite non si dimenticano.