REDAZIONE AREZZO

Coldiretti salva gli alberi di Natale con il ‘reso’

Chi non può mantenerli dopo le feste può restituirli al mercato di Campagna Amica: verranno reimpiantati nel loro habitat naturale

Il Casentino è una delle capitali italiane degli alberi di Natale. Lo scorso anno mezzo milione di abeti sono partiti dalle nostre foreste per entrare nelle case degli italiani. Il problema è sempre il solito: l’albero dura un mese circa, dall’Immacolata all’Epifania e poi c’è da buttarlo.

Per evitare questo inutile spreco Coldiretti ha lanciato la possibilità di fare il ‘reso’: chi acquista un abete natalizio al mercato di Campagna Amica di via Mincio può riportare l’albero alla fine delle feste per evitare che si secchi. Coldiretti provvederà a ripiantarlo.

"Per chi vuole tenerlo in casa e non farlo morire forniamo comunque una confezione di compost e le istruzioni per tenerlo in vita – spiega il direttore di Coldiretti Raffaello Betti – ma la scelta di un albero naturale è in assoluto più ecologica rispetto a quello in plastica. Un albero finto è inquinante e molto più costoso, con rincari fino al 40% a causa degli aumenti delle materie prime, a partire dalla plastica. Un abete artificiale ha un‘impronta di carbonio equivalente a circa 40 chili di emissioni di gas serra, che è più di 10 volte quello di un albero vero. A partire dal petrolio con il quale si produce al quale si aggiungono le emissioni derivanti dalla produzione dell‘albero e la spedizione per lunghe distanze prima di arrivare al negozio, se si tiene conto che la maggioranza è prdotta in Cina".

La coltura è particolarmente importante in Casentino, nei comuni di Montemignaio e Castel San Niccolò, dove l’abete natalizio si produce da generazioni, così come nei comuni di Pratovecchio-Stia e Poppi.  Nella vallata, le superfici interessate sono di circa 300 ettari. Considerando che la quota annualmente commercializzata ammonta a un sesto (ciclo di 6 anni a seconda della specie) abbiamo che a ogni Natale partono dal Casentino circa 500.000 mila piante. Nella vallata la produzione degli alberi di Natale rappresenta un sostentamento del reddito nelle zone svantaggiate, contribuisce a mantenere una presenza umana fondamentale per la prevenzione dei rischi idrogeologici e da incendio.

"Gli abeti a uso natalizio vengono coltivati come una qualsiasi altra pianta ornamentale e provengono da vivai autorizzati dalla Regione Toscana con apposita iscrizione – continua Betti – ogni singolo abete è accompagnato da cartellino identificativo riportante i dati dell’impresa produttrice con il relativo codice di autorizzazione, oltre alla dicitura che trattasi di soggetti “non per uso forestale”".

"Purtroppo la siccità dell’estate ha prodotto diversi danni – conclude Betti – si tratta di almeno 100 mila piante danneggiate le quali considerando un costo di acquisto e trasporto di 3 euro cadauna ammontano a 300 mila euro di danno per le sole piantine. È probabile che a fine stima, tra lavorazioni del terreno, manodopera e mancati redditi si arrivi a un milione di euro".

f.d’a.