SERGIO ROSSI
Cronaca

"Ciao Ylenia, e mi raccontava di mamma" Paziente Covid, sorpresa tv al primario Scala

Antonietta ricoverata in pneumologia: dal reparto una telefonata ogni sera alla figlia. "Così la sentivo sempre vicina, mi è stata regalata serenità". La madre tornata a casa in Puglia: "Direttore e personale straordinari". Lui: importanti i contatti coi familiari

di Sergio Rossi

Spuntano dal San Donato infinite storie, capaci di coinvolgere i reparti in prima linea contro il Covid ma anche le altre specializzazioni, più che mai determinanti. Storie di medici e di pazienti, si interventi miracolosi effettuati sul filo del rasoio, come quello da noi raccontato sull’anziana ricoverata per il virus e che non sapeva di avere due tumori, entrambi asportati dal direttore Marco De Prizio e dalla sua equipe dopo un intervento di sei ore. Ma pure storie di umanità, addirittura disarmantiper quanto sono semplici e allo stesso tempo grandi. Oggi ve ne raccontiamo un’altra.

Il primario di pneumologia è Raffaele Scala, ha condotto con professionalità e spirito di sacrificio un reparto fondamentale nella lotta al Covid. Se terapia intensiva ha retto è anche e soprattutto merito di pneumologia e malattie infettive che con cure appropriate hanno impedito a tanti pazienti di dover fare l’ultimo doloroso passaggio di corsia.

Ebbene, Scala è stato intervistato dall’emittente nazionale Tv2000, nel programma "Bel tempo si spera". Intervista non nata a caso: il primario, come anche questo giornale ha più volte raccontato, è uno che non si tira indietro e che a fine giornata, prima di tornare a casa, si mette con dedizione e pazienza a chiamare uno a uno i familiari dei ricoverati per ragguagliarli sulle condizioni del loro caro.

Questo il tema, ma con un’insolita sopresa. Parte il filmato di una signora pugliese, si chiama Antonietta Pistillo ed era venuta ad Arezzo a trovare la figlia Ylenia che risiede in città. Viaggio sfortunato, purtroppo. E’ qui che Antonietta si becca il Covid in forma seria, fa fatica a respirare e inevitabile è il ricovero in pneumologia. Racconta la sua esperienza nel repatto, "la gentilezza del personale, le premure del dottor Scala, le quotidiane parole di conforto".

Non solo Antonietta. C’è pure Ylenia ad intervenire: "Mi squilla il telefono, sono il dottor Scala sento dire alla cornetta. La prima cosa che mi chiede è: per favore, posso sapere il suo nome? Da allora in poi il primario mi chiama tutte le sere, ciao Ylenia, ti racconto di tua madre. Per me è stato fondamentale, mi sentivo in colpa perché lei era in ospedale e io non potevo andare a trovarla. Non avevo alcuna responsabilità, ovviamente, però ti senti quel peso nello stomaco che non ti far stare bene. Ecco, avvertire la vicinanza dele persone che in quel momento stavano curando la mamma, è stato di grandissimo conforto, ha aiutato tutti noi a superare con maggior serenità questo brutto periodo".

Antonietta conferma le parole della figlia: "Non ero nemmeno nella mia città, sola, in un ambiente estraneo e anche ammalata: devo dire grazie a tutte queste meravigliose persone, in primis il dottor Scala ma senza dimenticare i medici, gli infermieri che non si sono mai risparmiati un sorriso pur di infondere un po’ di fiducia e di serenità a noi pazienti. Dell’ospedale di Arezzo conserverò per sempre un bel ricordo".

Ascolta Raffaele Scala, stupito per una sorpresa inaspettata, in apparenza privo di n reazioni ma chissà dentro cosa avrà provato. "Ritengo un mio dovere - dice - stabilire un contatto umano con i pazienti e con i loro familiari. Anche in pneumologia ci sono state delle visite negli ultimi giorni e nulla di meglio cè di un abbraccio alla mamma, al babbo, a un congiunto ammalato. Ma quando questo non è possibile, pure il semplice gesto di una telefonata serve a tranquillizzare chi è in attesa e non sa cosa sta succedendo. E’ quello che facciamo e che rasserena anche noi. Senza retorica, è tutto qui".