
I fratelli Festari
Arezzo, 29 giugno 2019 - Denunciano tutti i soprintendenti e funzionari dello stato che ritengono coinvolti in una serie di atti contrari alla verità e pregiudizievoli nei confronti della famiglia. Ipotizzano l’omissione di atti di ufficio, allargandosi fino a contemplare l’associazione per delinquere. Citano almeno tre nomi: il direttore generale degli archivi Gino Famiglietti, la sovrintendente archivistica Diana Toccafondi, la funzionaria Paola Benigni.
Sono furibondi i fratelli Festari, eredi dell’Archivio Vasari sottoposto a procedimento di esproprio: in un incontro fiume al Circolo Artistico, due ore di sauna in un caldo infernale, ricostruiscono puntigliosamente l’infinita querelle che li contrappone allo stato, replicano con durezza alla Fraternita dei Laici, chiedono al ministro Bonisoli di prendere posizione in merito all’annosa vicenda.
Sul palco si alternano Leonardo e Tommaso Festari, con loro l’avvocato storico Guido Cosulich e il consulente MassimoMucci. I fratelli partono da lontano, respingendo intanto le rivendicazioni della Fraternita che per bocca del primo rettore Pierluigi Rossi si considera legittima proprietaria delle carte sulla base del testamento olografo di Giorgio Vasari. «Ma, spiegano, l’archivio era stato venduto nel 1685 dall’allora rettore a Francesco Maria Vasari, ultimo discendente di Giorgio».
E da lì, per vari passaggi, era arrivato fino alla famiglia Festari. In ogni caso, chiude la porta Cosulich, «c’è una sentenza della corte di appello di Firenze, passata in giudicato, che stabilisce in via definitiva come la proprietà sia dei Festari, niente da aggiungere». Il cuore della ricostruzione degli eredi è però un altro, e con una precisa accusa: nulla è stato fatto dallo stato per perseguire il furto, avvenuto in una villa di famiglia, di tre filze dell’archivio, poi acquistate dall’università americana di Yale con un importante esborso.. «Responsabilità grave», dicono sostenuti dal consulente Mucci.
Quanto alla stretta attualità, il procedimento di esproprio - specifica Cosulich - è arrivato dopo una sentenza del tribunale che assicurava ai Festari la disponibilità del bene, comunque sottoposto a vincolo pertinenziale, lasciando allo stato solo l’obbligo di tutelarlo. «A quel punto - ha detto Cosulich - ecco l’iter del sequestro, la mossa della disperazione». Ma a due anni dal provvedimento, fa notare Leonardo, «non si è ancora dato corso all’arbitrato per stabilire il valore delle carte».
Respinta ogni accusa di mancata valorizzazione dell’archivio («Hanno boicottato le mostre che volevamo organizzare»), gli eredi passano dunque all’attacco. Annunciano una mostra con pannelli che illustreranno la tribolata vicenda e soprattutto preparano denunce attraverso un pool di avvocati. Insomma, la guerra continua.