
Pupo
Arezzo, 14 gennaio 2023 - Conosce russi e ucraini. Negli anni Settanta i primi concerti di una lunga carriera che lo ha reso uno degli artisti più popolari all’estero, compresi i Paesi ex Urss. "Russi e ucraini sono popoli fratelli, entrambi straordinari per cultura, arte, patriottismo, spirito identitario.
Gli artisti sono ambasciatori nel mondo di questo patrimonio, non stanno al governo e non decidono la guerra. Sono molto contento che il Comune abbia confermato l’evento, ha fatto la scelta giusta. Annullare il concerto della soprano Anna Netrebko ad Arezzo sarebbe stato un errore clamoroso, come bruciare libri nelle biblioteche" rimarca Enzo Ghinazzi, in arte Pupo.
Centinaia di concerti con migliaia di appassionati, teatri e palazzi della musica sold out: è stato così in "Crimea, Donetsk, Kiev, a Mosca e in altre città russe. Ho visto persone desiderose di condividere l’incontro con un artista popolare, anche quando sono stato considerato persona non gradita dal governo ucraino".
Cosa è successo?
"E’ stato per un concerto in Crimea. La Farnesina mi ha raccomandato di stare attento perchè se fossi andato avrebbero potuto creare problemi. Per le autorità ucraine, erano indesiderati tutti gli artisti invitati a esibirsi in una terra che la Russia considera parte della sua storia e del suo territorio. Come accaduto per le repubbliche separatiste con un conflitto che va avanti da oltre dieci anni".
Cosa ha provato?
"Molto dispiacere. Per me è incomprensibile vietare a un artista di fare concerti per questioni che non riguardano la sua attività. Ho fatto tourneè meravigliose in Ucraina, a Kiev, nel Donetsk, a Kherson, Odessa in altre città oggi sotto attacco. Vederle semidistrutte, è una pugnalata al cuore perchè ho cantato in tutti i loro teatri, fin dagli anni Settanta e conosco la forte vicinanza tra i due popoli. Questo maledetto conflitto è come una faida familiare...".
In che senso?
"In una famiglia muore il padre e i due figli si contendono la casa. Qui, la soluzione non potrà venire da Russia e Ucraina, nessuno cederà all’altro perchè sono molto simili e poi perchè l’Occidente ha innescato l’odio tra popoli fratelli. Nella faida familiare accade lo stesso, e l’odio tra fratelli è quasi sempre irrisolvibile, sopratutto se in mezzo si mette il cosiddetto mediatore".
Lei che conosce Ucraina e Russia, che idea si è fatto?
"Non c’è un santo e non c’è un demone. Il mondo diviso tra buoni e cattivi va verso l’autodistruzione. Comprendo le ragioni del popolo ucraino ma non l’atteggiamento di chiedere l’annullamento di iniziative culturali con artisti russi nel mondo, come nel caso del concerto ad Arezzo. Anna Netrebko non c’entra nulla con la propaganda russa, ucraina e occidentale finalizzate a orientare l’opinione pubblica. Oggi in Ucraina è più difficile fare concerti per le condizioni legate al conflitto, ma se mi invitassero, andrei anche adesso che c’è la guerra; così come vado in Russia".
Lei ha trascorso il Natale a Mosca. Che impatto ha avuto con la gente e il contesto?
"Ho cantato in un concerto privato e la cena di Natale l’ho condivisa con amici. Tutti in Russia vorrebbero la pace. La reazione interna è stata quella di chiudersi all’Occidente, anche per via delle sanzioni, ma la classe medio-bassa, la più numerosa, conduce una vita tecnicamente più agiata perchè tutto viaggia con il rublo. Questo crea consenso intorno al governo".
La musica può riannodare i fili spezzati tra due popoli?
"E’ importante dare voce agli artisti. Nel mio piccolo, ho sempre cercato di portare una nota artistica nei luoghi in cui domina la bruttura della guerra. E’ una carezza che fa bene. Sono convinto che la cultura non debba avere nessun tipo di embargo. Non ho mai accettato imposizioni, neanche da mio padre: i russi non mi hanno mai chiesto di non fare concerti in Ucraina o in altri Paesi, nè io lo avrei fatto. L’arte non si piega alla logica della guerra perchè parla all’anima delle persone che nessuno può imbrigliare".