Salvatore Mannino
Cronaca

Cala la cortina di ferro sui confini: lago più "lontano" del mare, città divise in due

Sansepolcro e San Giustino realtà urbana unica ma ora separata come Monterchi e Città di Castello. Le due enclaves di Sestino e Ca’ Raffaello

Emergenza coronavirus a Milano (Ansa)

Arezzo, 28 aprile 2020 - E’ come se una gigantesca cortina di ferro, per dirla con Winston Chiurchill, fosse d’improvviso calata su quello che prima era un confine meramenteo geografico cui nessuno faceva più caso. Come se di colpo avessimo fatto un balzo all’indietro di centosessanta anni al 1860 in cui ancora Toscana e Stato della Chiesa erano due entità sovrane e separate.

Di qua Arezzo, di là la Romagna, le Marche e l’Umbria, con questa provincia che è in Toscana quella che confina con più territori extra-regione. Ben quattro: Forlì-Cesena, Rimini, Pesaro e Perugia. Eccoli allora gli effetti del decreto Conte che riapre parzialmente gli spostamenti ma solo all’interno di ogni singola regione: amici che non possono più vedersi, parenti che non riusciranno a incontrarsi nemmeno dopo l’allentamento del lockdown, paesi, quasi città, spaccati a metà, addirittura il lago Trasimeno, il «mare» degli aretini, che diventa più lontano e irraggiungibile del mare vero, almeno quello toscano del Tirreno. Proviamo ad abbozzare una mappa proprio da qui.

I PAESI DEL LAGO Quello specchio d’acqua che già si vede dall’alto di Cortona è diventato d’improvviso più distante del cielo e della luna. Castiglione del Lago, Passignano, Tuoro, meta abituale delle nostre passeggiate fuori porta, diventano località vietate. Magari non sarà così, ma dovesse andare avanti anche in estate, sarebbe più facile andare a fare il bagno al Giglio che non al Lido Arezzo di Castiglione, così soprannominato perchè frequentato principalmente dagli aretini. Per non parlare dei paesini che stanno in mezzo, da Borghetto a Ferretto, metà in Umbria e metà in Toscana, che diventano come mele divise in due (vedi a fianco).

SANSEPOLCRO-SAN GIUSTINO Quella che si sviluppa fra il capoluogo della Valtiberina Toscana e l’alto Tevere Umbro è una sola, grande città lineare lungo la E45 e la Tiberina. Un muro di case senza soluzione di continuità dove si va ad abitare, a fare la spesa, a lavorare indifferentemente da una parte e dall’altra. La linea di confine corre all’altezza di un supermercato, che dal 4 maggio diverrà almeno teoricamente irraggiungibile per i toscani. Gli amici, i parenti, i fidanzati, gli amanti potranno guardarsi dalla finestra, ma non incontrarsi, nemmeno se sono stretti congiunti come richiesto dal decreto.

MONTERCHI-CITTA’ DI CASTELLO Anche la provinciale 221 che unisce il paese della Madonna del Parto al capoluogo della Valtiberina umbra non ha una linea netta di separazione. Il confine è alla Pieve Vecchia, all’altezza di un bar. Anche qui le relazioni fra un lato e l’altro sono fittissime, un solo territorio nel quale la divisione geografica era obsoleta da decenni. Adesso, invece, arriva una sorta di check-point Charlie: di qua o di là, nel mezzo non si passa.

CA’ RAFFAELLO E’ una delle due enclaves aretine oltre il crinale dell’appennino tosco-emiliano. Interamente circondata dalla provincia di Rimini,anche se è territorio di Badia Tedalda. Non c’è più un alimentari, non c’è più un bar nel paesino reso famoso dal giallo di Guerrina e Padre Graziano. Per fare la spesa in pace con la legge, gli abitanti dovrebbero venire fino a Badia. Il punto di riferimento principale era Novafeltria, Montefeltro riminese. E adesso?

SESTINO E’ la seconda enclave, confinante per tre quarti con Pesaro e un quarto con Rimini. Già nella domenica in cui era calata la prima zona rossa, che comprendeva anche Romagna e Marche, si era trovata isolata rispetto alla madre patria aretina, ma era durata poco, perchè poi la zona vietata era stata allargata a tutta Italia. Ora si torna al 2 marzo. Nella speranza che i controllori non siano troppo severi.