Bufera sull'oro: blitz internazionale, qui 4 arresti, maxi-riciclaggio

Dalla ditta Castoro sponda ad un giro dalla Turchia ai cinesi di Prato. I nomi degli imprenditori coinvolti: una famiglia nei guai. 7 quintali di lingotti venduti senza punzonatura

L'annuncio dell'operazione

L'annuncio dell'operazione

Arezzo, 13 dicembre 2018 - Quattro arresti, settecento chili d’oro venduti senza punzonatura, 24 milioni di euro che non risulterebbero nei bilanci della «Castoro». E’ appunto questa l’azienda orafa di Castiglion Fibocchi finita nel mirino della procura di Bologna e della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta «Pietra Filosofale».

I quattro colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere sono i fratelli Rita Iacopi, 62 anni, e Simone Iacopi, 47 anni, Giacomo Baldini, 37 anni, figlio di Rita, e Alessio Frasconi, 46 anni, già coinvolto nell’inchiesta Fort Knox per la quale ha patteggiato la pena, ora direttore finanziario dell’azienda. Dieci gli arresti complessivi di questa operazione transnazionale (7 in carcere 3 ai domiciliari) che ha portato allo smantellamento di un’organizzazione criminale specializzata nel riciclaggio e nel commercio abusivo d’oro.

Al vertice c’era il turco Serdar As Tamsan, protagonista di un vertiginoso giro di viaggi aerei per l’Italia (110 dal 2012 in poi), Bologna lo scalo preferito, seguito da una tappa nel Pratese e nell’hinterland fiorentino per raccogliere un’ingente quantità di denaro (che la finanza ritiene derivante da evasione) da imprenditori cinesi. La meta successiva era Castiglion Fibocchi, dove la Castoro ha sede: qui il denaro veniva scambiato con lingotti d’oro.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato e dal pm Marco Forte, era partita il 6 gennaio 2015 dopo una segnalazione della polizia turca: all’aeroporto di Istanbul Tamsan era stato arrestato dopo che dai suoi bagagli erano spuntati fuori 30 chili di oro puro. Venivano quindi ricostruiti i suoi movimenti tra Emilia e Toscana: lo sbarco a Bologna, il noleggio di una Panda, il tragitto fino a Sesto Fiorentino, il proseguimento verso Castiglion Fibocchi, il ritorno a Bologna per la partenza.

E’ a questo punto che scattano le intercettazioni telefoniche nei confronti dei quattro aretini, mentre alle auto nelle loro disponibilità vengono applicati i dispositivi Gps per seguirne gli spostamenti. Il quadro comincia a diventare completo: come osserva il Gip di Bologna Alberto Gamberini, ogni volta che Tamsan arriva in Italia si incontra sempre con i cinesi di Prato e con gli orafi di Arezzo, arrivando con bagagli leggeri e ripartendo con pesantissimi valigioni.

Tutto ciò nonostante i sequestri che Tamsan subisce all’aeroporto di Bologna ma anche a quelli di Venezia, Firenze e Fiumicino. Capita anche che la spedizione sia effettuata direttamente da Frasconi e Baldini. E a proposito della «Castoro», il Gip non ha dubbi: i quattro hanno consapevolezza che il denaro è illecito, si accordano per ritirarlo o riceverlo in segretezza: e quando arriva, i lingotti da scambiare sono già pronti.

E’ anche da escludere, secondo il Gip, che i 24 milioni incassati da Castoro, siano stati fatturati. Gli unici rapporti regolari sono con la ditta romena Ser Metal, anch’essa nell’indagine: risultano una decina di fatture tra il 2014 e il 2016 per complessivi 700 mila euro.