
Bruciato vivo a Roma Lo sfogo del padre: "Un’azione disumana" Preso l’autore del video
di Lucia Bigozzi
"Francesco poteva salvarsi se qualcuno degli automobilisti si fosse fermato e lo avesse aiutato, magari gettandogli una giacca sopra le gambe". Alberto Sandrelli è un padre che prova ad andare avanti nonostante il dolore che spezza il fiato. Non ha mai voluto vedere il video girato da un automobilista proprio mentre suo figlio era ridotto a una torcia umana, accanto all’auto avvolta dalle fiamme. Ora, l’autore di quel filmato corredato da commenti "live" e postato sul sito Welcome to favelas (subito cancellato per la crudezza delle immagini) ha un nome e un cognome. E’ indagato per omissione di soccorso. Dopo settimane di ricerche, gli uomini della Polstrada sono risaliti ad Adriano S, romano, seguendo la traccia che ha lasciato sui social, raccontando la sua verità e confermando di essere lui l’autore del video. Lo ha fatto inserendosi tra i commenti su Facebook alla scena di quel tragico 6 febbraio, quando Francesco Sandrelli, 53 anni artista cortonese, sta percorrendo il grande raccordo anulare, a nord di Roma.
All’improvviso dalla vettura si levano lingue di fuoco; lui riesce ad accostare in corsia di emergenza, scende dalla vettura nonostante le fiamme gli avessero attaccato i pantaloni. L’automobilista romano passa, insieme a tanti altri ma nessuno si ferma. Vede la scena e la riprende con il telefonino aggiungendo commenti in presa diretta: "A zì, che ha pijato foco?". E ancora: "Senti che callo (caldo in dialetto, ndr), mamma mia". Il video diventa virale, poi viene cancellato.
Gli investigatori lo hanno individuato grazie alla traccia che lui stesso ha lasciato sui social e che, stavolta, lo ha incastrato. Nel post (poi cancellato ma fuori tempo massimo) scrive che Sandrelli "non stava sdraiato in terra. Diciamo che era un situazione strana. Magari poteva fare qualche gesto strano e peggiorare le cose. E poi c’erano i carabinieri incolonnati in auto non lontano da me". Un tentativo di difendersi, quasi a giustificare il motivo per il quale è rimasto a filmare anzichè tentare di soccorrere.
"Un essere inumano", dice di lui Alberto Sandrelli che non trova altre parole. Francesco è morto il 24 marzo dopo quasi due mesi di agonia all’ospedale Sant’Eugenio.
"Non è umana una persona che si comporta così. Stiamo vivendo un dolore infinito e ci conforta la vicinanza di tanta gente. Francesco è stato eroico quel giorno: ha perso secondi preziosi per mettersi in salvo preferendo accostare la macchina in corsia di emergenza ed evitando così che altre persone potessero essere coinvolte in quell’incendio". Chiede giustizia Alberto, per un figlio vittima della disumanità e dell’indifferenza.