
Simone Petrelli, il diciottenne arbitro della sezione di Arezzo aggredito domenica allo stadio
di Luca Amodio
Il Daspo sarebbe dietro l’angolo per il genitore che domenica sera ha pestato a sangue Lorenzo Petrelli, arbitro 18enne, chiudendolo a chiave negli spogliatoi dello stadio Comunale. Il blitz è scattato subito dopo la finale Under 13 del Memorial Mirko Poggini. L’aggressore, un operaio di 46 anni, residente a Pesaro e incensurato, è già stato identificato dai carabinieri e con ogni probabilità dovrà rispondere di quanto accaduto in tribunale. È accusato di lesioni personali aggravate e sequestro di persona.
"Lorenzo sta abbastanza bene, anche se ha una costola rotta che fa molto male. Tra pochi giorni dovrà affrontare la maturità e non sarà nel pieno della forma. È frastornato per quanto accaduto, ma la sua passione è più forte di tutto: tornerà in campo", racconta il padre, Simone Petrelli, che ha visto arrivare il figlio insanguinato dal tunnel dello stadio, urlando e chiedendo aiuto.
"Dalla giustizia ci aspettiamo che venga punito come merita – afferma Simone – Un gesto così non è umanamente accettabile. Deve arrivare un segnale forte. Non lo perdonerò mai: per me, quello non è stato un uomo. È stato un animale". La famiglia ha già affidato il caso a un avvocato e un altro legale è stato incaricato dall’Associazione Italiana Arbitri.
La violenza è esplosa dopo una partita chiusa senza tensioni, con la vittoria dell’ su rigore. Nessuna protesta in campo da parte dei ragazzini; a differenza di quanto accaduto sugli spalti, dove qualche fischio è stato mal digerito.
Il genitore ha atteso l’arbitro fuori dal terreno di gioco, lo ha seguito negli spogliatoi e, una volta chiusa la porta a chiave, lo ha colpito con calci, pugni, morsi e colpi di sedia. Una furia cieca. Senza giustificazioni. Lorenzo Petrelli è riuscito a scappare e a chiedere aiuto.
È stato poi ricoverato all’ospedale San Donato: ne è uscito con 40 giorni di prognosi per lesioni all’addome, alla clavicola, alla testa e al braccio.
Il genitore è stato bloccato dai Carabinieri, che hanno già inviato la denuncia d’ufficio in Procura.
Parallelamente all’inchiesta penale, l’informativa verrà trasmessa anche in Questura. Da lì si aprirà l’iter per il Daspo.
Serviranno comunque tempi tecnici: l’ufficio anticrimine dovrà istruire il fascicolo e predisporre il provvedimento. Il mondo dello sport — ma non solo — viste la gravità dei fatti non si aspetta sorprese. Il 46enne è rientrato a Pesaro.
Nessuna misura cautelare, ma il Daspo appare inevitabile: nessuno lo vuole più rivedere allo stadio.