REDAZIONE AREZZO

Bonacci, è il giorno dell'addio al grande penalista: oggi i funerali in Duomo

Il legale ha avuto un malore poco dopo pranzo. Protagonista dei grandi processi degli ultimi anni. Era magistrato della Giostra. Folla alla camera ardente alla Misericordia

Antonio Bonacci

Arezzo, 24 novembre 2018 - Pare impossibile che non ci sia più. Pare impossibile soprattutto a chi ci aveva parlato poco prima del malore fatale che l’ha ucciso in studio attorno alle 14,30. Antonio Bonacci, 60 anni appena e lo spirito di un ragazzo, uno dei grandi avvocati aretini, aveva appena assunto la difesa dei Moretti finiti ai domiciliari e interdetti. «Lasciatemi solo il tempo di leggere le carte», aveva detto a fine mattinata ai primi giornalisti che lo avevano cercato.

Non ne ha avuto il tempo, la sorte l’aspettava al varco in quello stesso 23 novembre in cui, otto anni fa, era morto il suo socio di studio, Guido Dieci, un nome che è ancora un esempio per chi comincia la professione forense. E’ stata una fine solitaria, la sua: dentro lo studio, all’ora di pranzo, non c’era nessuno. Però si può provare a immaginare Antonio, sia concesso di chiamarlo per nome questo amico e galantuomo, mentre attraversa la strada (come faceva quasi ogni giorno subito dopo pranzo) fra casa (stava nel Casone di via Crispi) e l’ufficio, che è praticamente davanti, uscio e bottega.

Con la voglia ancora, nonostante il prestigio e l’esperienza, di affrontare le questioni giuridiche di un avvocato difensore come se fosse al primo giorno di professione. Aveva fretta, Bonacci, a metà pomeriggio lo attendeva il convegno organizzato dai penalisti all’Hotel Etrusco, dedicato anche all’anniversario di Dieci. Invece il malore. Una delle impiegate dello studio l’ha trovato già a terra, ormai agonizzante. Inutili i tentativi di rianimarlo, inutile la corsa al pronto soccorso.

L’irresistibile ascesa di questo avvocato-gentiluomo, sempre col sorriso sulle labbra, sempre disponibile a spiegare, sempre pronto alla battuta e alla discussione sul calcio, la sua passione di cuore interista a tutto tondo, era cominciata alla fine degli anni ’90 con due casi che hanno fatto la cronaca dell’epoca. Il delitto del Mulino di Loro Ciuffenna, nel quale aveva difeso il giovane tossico protagonista dell’omicidio di un mugnaio, e il delitto Galaurchi, il bidello di Castiglion Fiorentino assassinato da due giovani gay, Alfredo Spezzacatena e Domenico Verdone.

Li ricordava entrambi con nostalgia, perchè gli avevano consentito, grazie alla capacità e alla grinta con cui aveva difeso gli imputati, di farsi un nome. E lo avevano anche fatto notare da Guido Dieci, all’epoca principe dei penalisti aretini, col quale avevano poi costituito lo studio associato di via Crispi.

Dei grandi processi affrontati in coppia se ne potrebbero citare tanti, basterà ricordare Variantopoli, in cui avevano per cliente l’ex sindaco Lucherini, processo poi finito in cassazione solo da Bonacci per la scomparsa prematura del collega. E da solo aveva successivamente difeso Samuele Landi nella bancarotta Eutelia. Per non parlare della vittoria ottenuta nel primo dei processi di Etruria, l’ostacolo alla vigilanza in cui assisteva l’ex dg Luca Bronchi. Molti lo ricorderanno uscire dall’aula della camera di consiglio col pugno alzato: «Assolti».

Per lo stesso Bronchi si apprestava all’arringa nel rito abbreviato della bancarotta Etruria. Non ne ha avuto il tempo, così come non ha più tempo per il calcio giocato nelle partitelle coi magistrati (un’altra passione) e la Giostra (faceva parte della Magistratura). Ci piace ricordarlo così, in una città sconvolta dalla sua morte: competente ma alla mano, simpatico e con l’Inter in testa.

Lascia la moglie Paola e il figlio Francesco. La camera ardente è stata aperta alla Misericordia, una grande folla per salutarlo. I funerali saranno celebrati oggi alle 16 in Cattedrale, domani la tumulazione.