
Una pattuglia dei carabinieri
Arezzo, 19 febbraio 2019 - Stavolta la coca non c’entra niente: altra stagione, altro gestore, altro nome rispetto all’operazione del’aprile 2008 nella quale 13 frequentatori dell’allora «Grace», la più nota discoteca del centro, finirono arrestati per spaccio, più una miriade di segnalazioni in prefettura per i consumatori che erano a decine. Il che non toglie che sabato le divise (i carabinieri e non la Finanza come undici anni fa) siano tornate in forza nel locale e lo abbiano chiuso (a termine) un’altra volta.
Banalità risolvibili in pochi giorni, minimizza l’attuale gestore Fabrizio Biagioni, ma nei mesi del dopo-Corinaldo, la discoteca marchigiana teatro di una strage prima di Natale, il sistema anti-incendio guasto, le uscite di sicurezza parzialmente ostruite, le porte tagliafuoco difettose fanno sempre discutere. Specie se il tutto avviene davanti alla folla dei clienti del sabato sera, almeno duecento persone.
Chi c’era racconta che è stato un vero e proprio blitz, con carabinieri, funzionari dell’ispettorato del lavoro e dell’Inps, vigili del fuoco e cani delle unità cinofile che si sono presentante al «Class 125», come adesso si chiama il locale di via Madonna del Prato, intorno a mezzanotte e un quarto, con inevitabile trambusto. I cani hanno setacciato la discoteca in ogni angolo, ma senza trovare traccia di droga.
«Non ce ne saranno mai finchè ci sarò io - assicura il gestore, che è anche il titolare dello Show Garden, notissimo supermercato di fiori, piante e affini di Ceciliano - ho voluto cambiare il nome da Grace a Class proprio per marcare la discontinuità con un’epoca che aveva distrutto l’immagine del locale».
In compenso, carabinieri & C. si sono concentrati sugli impianti di sicurezza. E qui sono arrivati i guai. Perchè il sistema antiincendio non funzionava a dovere. «E’ vero - ammette Biagioni - è stata una nostra negligenza. Qualche giorno fa c’era stato un guasto di cui non ci eravamo accorti. Ma ci fosse stato il fuoco, la sirena sarebbe scattata comunque, solo che non c’erano i lampeggianti».
Il gestore, che ha in affitto la discoteca dal 2014, è più polemico invece sulle altre irregolarità verbalizzate dai carabinieri, che hanno fatto partire anche una denuncia penale in procura per violazione del decreto 81 del 2008, sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Vediamo allora le due versioni in parallelo. Porte tagliafuoco: il verbale parla di strutture difettose, ma Biagioni ridimensiona.
«Sono solo troppo rigide, basta cambiare una molla e va tutto a posto». Uscite di sicurezza ostruite, dicono i carabinieri. Macchè, ribatte il gestore: «C’erano alcune casse d’acqua e altro materiale che occupavano un metro al massimo di due uscite da otto e cinque metri, aperte una su via Verdi e una su via Madonna del Prato. In caso di allarme, il pubblico sarebbe stato lo stesso evacuato in pochi attimi». ù
Lui garantisce insomma che non c’è mai stato un rischio Corinaldo. «Prova ne sia che quando il 16 novembre è stato spruzzato in sala lo spray urticante (come nelleMarche Ndr), 400 persone sono uscite tutte in un minuto e mezzo». I carabinieri contestano poi telecamere puntate sui dipendenti, in particolare sul cassiere e la cucina, per controllarli.
«Un equivoco - ribatte Biagioni - venivano ripresi solo di striscio dalle immagini orientate verso i frequentatori del locale». Un paio di giorni, promette, e saremo in grado di chiedere la riapertura. I carabinieri prendono atto: a noi interessa solo che le discoteche siano sicure, non ci preme punire ma garantire dai rischi chi entra. Non a caso è in programma un altro giro di vite: ancora controlli nei locali per le prossime settimane. E’ la nuova febbre del sabato sera, quella dei locali sicuri.