In fuga sul barcone dalle persecuzioni. «Sicuro col lavoro»

Il giovane Hassan in Camerun schierato per i diritti gay

Il ragazzo

Il ragazzo

Arezzo, 10 giugno 2019 - «NON DEVI mai smettere di sognare e di studiare. Il mondo va veloce». Con le parole del padre nel cuore e il sole in tasca Hassan, appena sedicenne sale su un barcone e lascia il Camerun e la sua famiglia. Quella di Hassan è la storia di molti giovani che, con coraggio, abbandonano la propria vita, costretti. Costretti, spesso, in un mondo dai confini mentali invalicabili che non lasciano respiro. Lui, quel muro un giorno ha cercato di «abbatterlo». Pugni stretti ha gridato tutta la sua ostilità verso l’omofobia, contro le leggi del suo paese che puniscono l’omosessualità con la galera. Un gesto che gli è costato caro.

All’uscita da scuola è stato selvaggiamente picchiato. Botte fortissime tanto da finire in ospedale. Ma non sarebbe finita lì. Il fratello maggiore lo ha messo in salvo prima delle ulteriori conseguenze e lo ha fatto scappare. Inizia in quel momento un lungo viaggio per sfuggire dalla «giustizia» del suo paese. Un cammino gran parte del quale percorso a piedi attraverso metà del continente africano. Fino alla Libia, nelle mani dei ribelli. Lì viene rinchiuso in carcere per oltre un anno. LUOGHI infernali «in cui ho visto la morte in faccia molte volte. Altri prigionieri, miei compagni, da lì non sono mai più usciti» racconta Hassan. Solo con l’intervento economico del padre e con l’aiuto di un ragazzo libico riesce a scappare. Anche la sua famiglia, nel frattempo, ha dovuto lasciare il Camerun, e rifugiarsi in campagna. «Ho avuto la fortuna di una seconda vita e non voglio sprecarla. Per questo voglio impegnarmi al massimo». Dopo due giorni di viaggio in mare, su un barcone in cui erano stivati in duecento, tra uomini, donne, bambini, Hassan arriva in Sicilia.

Ha inizio la sua storia italiana. «Da quell’isola cominciava la mia nuova vita, fatta di nuove possibilità» ricorda. «Dobbiamo fare qualche sacrificio nella vita: mi ha sempre ripetuto mio padre». E dalla Sicilia arriva ad Arezzo. Iniziano i corsi di italiano, Hassan sente di potercela fare. Vuole frequentare il liceo, ma al momento, ancora acerbo della lingua, non gli è permesso. «Ma non mi sono arreso e mi sono dato da fare da solo, ho cercato e trovato la scuola Gio.Ottavio Bufalini a Città di Castello, un centro di formazione dove ho potuto studiare gratuitamente perché mi sono iscritto ad un corso di qualifica professionale finanziato dalla Regione Umbria. All’inizio è stata dura frequentare, facendo ogni giorno il pendolare da Arezzo, ma ora risiedo a Sansepolcro e presto prenderò una qualifica riconosciuta a livello europeo come operaio metalmeccanico». HASSAN intanto frequenta un tirocinio formativi, al termine del quale gli è stato fatto un contratto come apprendista meccanico. «Mi trovo benissimo, ogni giorno imparo tante cose».

E’ entusiasta Hassan. Sente che quello che sta facendo è un modo per ringraziare i genitori di avergli insegnato che lo studio e la cultura possono cambiare il mondo. Del resto sembra tutto possibile per chi, appena diciottenne, si è staccato dalla propria famiglia, ha affrontato la prigionia, il mare, paesi diversi. Arrivato in quello che lui definisce un nuovo mondo, ha fatto di tutto per seguire i suoi sogni. L’onda delMediterraneo sulle coste italiane porta anche una parte del futuro del nostro Paese. E tra i rifugiati, che scappano dal proprio paese, ci sono giovani coraggiosi e volenterosi di cui l’Italia può e deve essere orgogliosa.