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Arezzo, 25 aprile 2018 - Ha negato tutto. Quindi non ci sarebbe stato nessun bacio, ma soprattutto non lo avrebbe estorto con la forza alla dipendente del centro di accoglienza del Casentino. Ieri il quarantenne senegalese, richiedente asilo, difeso dall’avvocato di ufficio Martina Ircani, ieri in tribunale, ha negato l’accusa che gli era stata rivolta dalla donna. Un’accusa gravissima, di violenza sessuale, perché secondo la legge proprio un bacio rubato può integrare gli estremi di uno dei più gravi e odiosi reati conosciuti dall’ordinamento italiano. Per questa accusa l’uomo si trovava in galera dalla fine del giugno scorso, solo una decina di giorni fa è stato rimesso in libertà.
Quel bacio, secondo la denuncia della donna, una quarantenne del posto, sarebbe stato rubato all’interno del centro di accoglienza richiedenti asilo nel Casentino, a cui l’uomo era stato assegnato, una volta arrivato da queste parti, nell’attesa di ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato. Lo avrebbe estorto proprio a chi ogni giorno ha a che fare con giovani stranieri, lì, perché in cerca di una vita migliore, di un futuro nel nostro paese.
Dopo la denuncia da parte della dipendente è scattata la detenzione per l’uomo. Sì, perché dalla denuncia c’erano tutti gli estremi per considerare quel fantomatico bacio una violenza sessuale. Come stabilito dall’articolo 609 bis del Codice penale, infatti il reato consiste nel costringere una vittima con forza, minaccia o abuso di qualsiasi tipo a compiere o a subire atti sessuali, intesi quelli che coinvolgono le zone erogene: non solo gli organi genitali, dunque, ma anche tutte le altre parti del corpo che possono stimolare l’istinto sessuale, dalle labbra alle cosce.
Il bacio, quindi, può essere considerato violenza sessuale se coinvolge le zone erogene (in questo caso le labbra) o se è comunque dato con la forza e l’evidente intento di raggiungere del piacere erotico. Questi elementi renderebbero quel gesto un reato, e per giunta uno dei più odiosi, quello di violenza sessuale. Per questo è rimasto nelle carceri di Prato ben dieci mesi. Pochi giorni fa è stata concessa l’istanza di libertà, ed è potuto uscire.
Adesso, finito di sentire i testimoni, fra i quali anche alcuni colleghi della donna che lavorano con lei al centro di accoglienza, e che, presumibilmente, quel giorno hanno assistito a quanto dalla stessa denunciato ai carabinieri, e lo stesso accusato, si tornerà in aula il 4 maggio per la discussione e le richieste del Pm per cercare di far chiarezza sull’accaduto. Per capire chi sta dicendo la verità, se la donna che ha denunciato di esser stata «violentata» con un bacio rubato o se il richiedente asilo che nega strenuamente tutte le accuse.