"Avete dei nomi per le assunzioni?" Aziende, coda agli stand delle scuole "Ma i nostri diplomati non bastano"

L’altra faccia dell’evento: la carenza di personale e le richieste sia al Margaritone che all’Artistico "Qui il lavoro è assicurato ma le famiglie guardano solo ai licei" dice dal Professionale Stefania Zamponi.

"Avete dei nomi per le assunzioni?"  Aziende, coda agli stand delle scuole  "Ma i nostri diplomati non bastano"

"Avete dei nomi per le assunzioni?" Aziende, coda agli stand delle scuole "Ma i nostri diplomati non bastano"

di Alberto Pierini

"Le aziende fanno a gara per venire da noi a cercare nomi per nuovi assunti: ma i nostri diplomati non bastano". E’ l’altra faccia dell’expo. Nei padiglioni centrali è la cittadella degli affari, anche se qua e là un po’ spuntati. Nei padiglioni più periferici ti ritrovi faccia a faccia con il mondo della scuola. Che mai come stavolta è al centro magari non del palaffari ma del piatto sì.

"Continuamente si presentano i responsabili di tanti marchi: non riescono a trovare personale preparato, provano con noi". Stefania Zamponi insegna Chimica al Professionale Margaritone. E’ qui a nome del preside Roberto Santi, che del resto il suo appello lo aveva presentato in largo anticipo. "Se le famiglie non guardassero solo ai licei i loro figli a 20 anni avrebbero già un lavoro sicuro e quasi fisso".

Venti o anche diciannove. "Non esagero: con il diploma in mano le richieste fioccano subito, ognuno dei nostri studenti è in grado di scegliere tra più occasioni". Un’attenzione che sfiora l’assedio. "Pensi che già nella fase degli stage ci sono ditte che si fanno avanti proponendo contratti di assunzione". Stage che vanno in parallelo ai corsi.

"Certo, anche quest’anno ne abbiamo fatto tanti. Noi mandiamo i ragazzi a farsi le ossa sul piano pratico ma li tuteliamo fino in fondo". Come? Diventandone quasi dei tutors. Prima nella scelta delle industrie nelle quali operare e poi verificando sul campo quali attività vengano loro affidate. Spesso certo più che a scuola ma è normale. "Come chimica mi occupo di galvanica ma è chiaro che in un laboratorio scolastico non puoi procedere fino in fondo, ci sono questioni di sicurezza prevalenti". Però gli "eroi" del corso orafi imparano tutto. "Compreso lo sbalzo e il cesello, anche se sono attività oggi non tanto di moda".

Prova del fuoco: a fianco c’è lo stand del Liceo Artistico. E cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia. "Anche da noi è un continuo chiedere nomi di ragazzi idonei per il lavoro" conferma Laura Agostini, che insegna laboratorio e progettazione. E’ un fronte che cambia. Di qua non si produce e non si realizza: ma si crea. "I nostri studenti curano il design, disegnano i gioielli che poi andranno in produzione".

E se il corso orafi al Margaritone viaggia a 2025 iscrizioni all’anno, loro sono a 15, ma coprendo tutti gli anni dalla prima alla quinta. L’insegnante ci mostra con orgoglio alcune opere, ideate dai ragazzi e portate al traguardo dell’oggetto finito. A scuola i laboratori vanno dall’oreficeria alla microfusione e smalti. E la risposta arriva.

"Gli stage in azienda sono alla fine delle lezioni, a giugno, durano tre settimane". Il bancone che accomuna le due scuole copre in pratica tutto il range del lavoro orafo: dal disegno del gioiello fino alla sua realizzazione produttiva. Ed è in maniera plastica la foto di un settore. E’ quello trainante dell’economia aretina,viaggia su oltre 1100 aziende ma fa fatica a trovare nuovi dipendenti. Perché la formazione passa da un setaccio strettissimo: i corsi di un paio di scuole e poco più.

"Ma tanto parlarne non serve: le famiglie continuano a scegliere i licei" commenta amara e un po’ provocatoria la prof di chimica. Non dice "peggio per loro" eppure hai l’impressione che aleggi nell’aria.