Sparò sugli amici e li tenne per un'ora col fucile puntato: tentato omicidio e sequestro

Uno dei due presi di mira con l'arma allo stomaco, riuscì a liberarsi solo quando il fuciliere andò in bagno. Chiusa l'indagine sul Far-est di Sansepolcro

Enrico Guidi con i suoi cani

Enrico Guidi con i suoi cani

Arezzp, 4 settembre 2019 - IL SUO POMERIGGIO di ordinaria follia rischia di costargli salato, parecchio salato. Perchè a Enrico Guidi, il quarantenne di Sansepolcro che il 29 maggio sparò, da ubriaco, contro due amici sotto casa, convinto che fossero i carabinieri, il Pm Marco Dioni contesta non solo il tentato omicidio ma anche il sequestro di persona.

Roba da anni e anni di galera, anche col rito abbreviato e lo sconto di un terzo della pena che mai come in questo caso si annuncia scontato. E tanto per non farsi mancare niente, il franco tiratore ha trascinato nei guai anche il padre, persona quantomai tranquilla e ligia alla legge, accusato di non aver custodito il fucile, un Franchi, con il quale il figlio si abbandonò al suo personale Far-west. Un reato sulle armi che pare una bazzecola ma che è punito severamente.

L’avviso di chiusura indagine è stato notificato a Guidi in galera, da dove, dopo quel giorno concitato, non è più uscito. Il Pm nell’atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio, anch’essa mai come stavolta sicura, ricostruisce anche la scena dell’Ok Corral di Montagna, frazione poco sopra Sansepolcro, in direzione dell’appennino. Il primo atto, dunque, è la telefonata che Guidi, 44 anni, fa ai carabinieri nel primissimo pomeriggio: «Oggi ammazzo tutti». Poi si mette in attesa col fucile al braccio, finchè a casa non arrivano i due amici che lui prende per militari in borghese, contro i quali esplode due colpi, uno ad altezza d’uomo.

QUESTO è quello che già si sapeva. Meno noto il resto della ricostruzione che fa ipotizzare al Pm Dioni il sequestro di persona. Perchè dopo aver sparato, il fuciliere improvvisato minacciò con l’arma i due, fratelli, costringendoli a salire in casa. Tra le braccia aveva ancora il Franchi del quale disse: «Io il mio bambino non lo lascio mai». Solo l’inizio dell’incubo per i sequestrati, che vennero trattenuti per più di un’ora. Guidi li minacciò ancora di morte, accusandoli di aver scattato delle foto con il cellulare.

Uno si vide addirittura l’arma puntata allo stomaco, col quarantenne ubriaco che farneticava di sparare a tutti e poi di suicidarsi. Non si fece impietosire neppure dall’altro che gli spiegò di avere una grave eruzione cutanea per la quale rischiava uno choc anafilattico e lo implotava dunque di lasciarlo andare. I fratelli riuscirono a fuggire solo quando Guidi ebbe bisogno del bagno e nel salire le scale inciampò, facendo partire un altro colpo di fucile.

A RISOLVERE la situazione fu poi l’esperto maresciallo di Monterchi, che intavolò una trattativa col franco tiratore, fuori di sè perchè i carabinieri gli avevano ritirato la patente, e lo convinse ad arrendersi. Non senza aver prima fatto sparire il Franchi, forse gettato in un vicino torrente. Ma l’arma non è mai stata trovata. Dioni aveva chiesto anche al Gip Piergiorgio Ponticelli una perizia psichiatrica su Guidi che si è conclusa dichiarandolo sano di mente. Non si salverà dalla condanna con il pretesto della follia.