
Antonio Moretti
Arezzo, 16 marzo 2020 - Il Pm Marco Dioni dispone il dissequestro di beni per circa 10 milioni nell'inchiesta a carico della famiglia Moretti per autoriciclaggio che aveva portato agli arresti domiciliari per il re del vino Antonio Moretti e per il figlio Andrea. Contemporaneamente, il Pm prende atto dell'impossibilità a procedere, evidentemente per mancanza di prove, nei confronti di sei dei 14 indagati. Per loro è pronto a chiedere l'archiviazione, il che significa che per gli altri 8 si va verso la richiesta di rinvio a giudizio. Tra loro appunto Antonio e Andrea.
Viaggiano invece verso l'uscita dalla posizione di indagati Luciana Lo Franco, flglia di Gina Lebole e moglie di Antonio, il figlio Amedeo, Paolo Colzani, Stefano Vannucci, Paolo Colzani, Simona Camaiani e l'imprenditore Stefano Roma. Quest'ultimo nel racconto fatto durante il suo interrogatorio da Andrea Moretti, sarebbe stato colui che avrebbe fornito 10 milioni di fondi per alcune operazioni come quella sull'acquisto di terreni nell'outlet The Mall di Reggello, soldi dunque non derivanti da reinvestimento di risorse proprie (autoriciclaggio) come nell'ipotesi iniziale d'accusa.
Viene dunque disposto il dissequestro dei beni di tutti coloro verso cui si va verso l'archiviazione ma non solo. Il Pm fa anche il calcolo del totale dei sequestri, che ammontano a 36 milioni, molti più dei 25 per i quali il Gip Piergiorgio Ponticelli aveva disposto i sigilli. Di qui il dissequestro parziale per tornare a un totale più vicino alla cifra autorizzata dal giudice. Viene dissequestrato totalmente il Feudo Maccari, proprietà siciliana di famiglia, la società Prioria ad eccezione delle macchine ora in uso alle forze dell'ordine, e il 21 per cento di Rivoire, la società che gestisce l'omonimo caffè fiorentino di piazza della Signoria.