
Piter Polverini
Arezzo, 17 settembre 2016 - «SONO SCIOCCATO, non ci posso credere. Domenica scorsa, come faceva spesso, mi ha mandato un messaggio: vediamo insieme l’Inter stasera al bar? Gli ho risposto che non potevo, aspettavo la mia fidanzata di ritorno dal lavoro... ». Michael Valenti è un coetaneo di Piter Polverini. I due si conoscono dai tempi delle scuole. Per diversi anni sono stati pure vicini di casa. Insieme in classe alle elementari a Cospaia, alle medie a San Giustino e un anno di superiori al Cavallotti a Città di Castello, appassionati entrambi di sport; le partite a calcetto con gli amici, i trofei vinti, Piter che fa il portiere. Frequentazioni comuni, un rapporto mai in discussione, insomma.
«PITER PER ME è sempre stata una persona fidata; avrei potuto dargli le chiavi di casa mia... Mai una discussione; sì, lui era un pò timido, un pò chiuso, però non avrebbe mai messo in discussione il nostro rapporto. Oggi (ieri, ndr), quando mia madre me lo ha detto, sono rimasto davvero senza parole». E’ sconvolto Michael. Non avrebbe mai pensato di un coinvolgimento di Piter nell’omicidio di Katia Dell’Omarino.
«PERALTRO – prosegue il ragazzo – avevamo in comune anche questa passione per l’Inter; lui, forse, era ancor più tifoso di me. Spesso, come è accaduto domenica scorsa, mi chiamava per vedere insieme le partite della nostra squadra del cuore. Il nostro punto di riferimento – aggiunge – era il bar Santioni alle Forche dove, spesso, ci vedevamo anche per trascorrere un pò di tempo insieme ». Rispetto a quella notte di metà luglio, hai notato un cambiamento di umore o di abitudini da parte del tuo amico Piter? «Assolutamente no e, francamente, non riesco a capire come sia riuscito a tenersi dentro questo meso per oltre due mesi...».
PITER AVEVA dunque frequentato l’Istituto Cavallotti di- Città di Castello e una sua compagna di classe, ieri appresa la notizia, ha commentato con queste parole: «No, non è vero, non è possibile che sia stato Piter. Io me lo ricordo – prosegue la ragazza che lavora in uno studio professionale a Città di Castello e che vuole mantenere l’anonimato – come un ragazzo molto timido e taciturno, se ne stava spesso in disparte ed aveva un carattere tanto mite e tranquillo. A scuola lo accompagnava spesso il padre. Anche durante le gite o le uscite scolastiche tutti insieme lui non stava mai in gruppo ed era spesso per conto suo. Per questo mi sembra impossibile che possa aver fatto una cosa del genere, io lo ritenevo il compagno più buono della classe».
Fabrizio Paladino