Federico D'Ascoli
Cronaca

Il supervincitore Scortecci: vi racconto la mia Giostra trionfale e fortunata

"Vi spiego perchè tiro sempre al cinque e ne ho presi quattro di fila, decisivo Martino Gianni, il mio compagno ideale Cicerchia"

Scortecci abbraccia Cicerchia dopo la vittoria

Arezzo, 3 settembre 2019 - LA GIOIA e l’incertezza. Il 5 che ha lanciato Porta Santo Spirito ha due facce, come quelle di Gianmaria Scortecci dopo la sua carriera. Non quella a cui Doc lo aveva abituato in una settimana di prove con poche sbavature. Basta e avanza quella manciata di millimetri per festeggiare la lancia numero 37 nella sede dei Bastioni. «Ero convinto di averlo fatto, per quello ho esultato subito dopo il Buratto, ma i miei lucchi gufavano apertamente e, quando stavo riconsegnando la lancia, mi è presa un po’ di paura».

Ride di gusto Gianmaria Scortecci, il giostratore che ha deciso l’ultima Giostra è già tornato alla vita di tutti i giorni nell’azienda in cui lavora. Un paio di riunioni con gli agenti, la prima iniziata con un pizzico di ritardo, causa giustificati festeggiamenti. Il suo 5 da misurare una vita è stato la svolta della domenica. Con Elia Cicerchia da Ponticino ancora una volta spedito a portare ai Bastioni il brocco, con il minino sindacale.

Scortecci, il suo è il quarto 5 consecutivo con due cavalli diversi. Un filotto così l’aveva fatto solo Cicerchia. I numeri sono tutti dalla sua parte...

«La ringrazio. Mi faccia spiegare però che li ho fatti con due grandi cavalli come Napoleone e Doc, con loro sotto la sella è tutto più semplice».

Non sia modesto. Stavolta la carriera non è stata quella che si aspettava...

«Ho dovuto correggere qualche incertezza del cavallo e sono finito lì, tra il 4 e il 5». Un colpo chirurgico al cuore del Saracino. «Sono stato anche fortunato, lo ammetto ma la Giostra passa anche da questi episodi».

Elia Cicerchia ha spiegato che fare 4 è stato difficilissimo. C’è da crederci?

«L’impostazione è completamente diversa, per questo serve concentrazione e serenità. Rischi di pensare di aver già vinto, a me non è mai capitato di tirare al 4 per vincere, ma insomma è sempre meglio che dover fare 5...».

A proposito di 4 e 5. C’è chi dice che si possa tirare con il ‘paracadute’, ossia un 5 passando dal 4. È possibile?

«Dipende da come sono impostate le carriere. Per quello che mi riguarda il tiro è mirato esclusivamente al 5 con tutti i rischi e i pericoli del caso».

Del vostro preparatore Stefano Pelosi si parla poco, però c’è anche la sua mano sulle vostre vittorie..

. «È nato a Torino ma è romano di adozione. Ad Arezzo è arrivato per il suo lavoro con i cavalli ed è entrato nel mondo della Giostra in punta di piedi, portato nel 2015 da Martino Gianni. Dopo due settimane abbiamo capito che il suo lavoro era esattamente quello che ci serviva».

Ha citato lei Martino Gianni. C’è ancora il suo influsso sulle vostre vittorie?

«Assolutamente sì. Martino è il manuale vivente della Giostra. Le garantisco di aver frequentato tanti giostratori prima di diventare titolare ma i suoi insegnamenti hanno davvero ribaltato il mio modo di pensare la Giostra. Senza il suo coraggio nessuno avrebbe iniziato a tirare al 5 come strategia di Giostra».

L’abbraccio a suo padre Franco ha riempito di significati una Giostra in cui Santo Spirito ha raggiunto Colcitrone e Sant’Andrea nelle vittorie.

«Mi ha fatto prendere un bello spavento il giorno dell’incidente: è stata un’occasione per passare più tempo insieme. Io sinceramente non guardo molto all’albo d’oro ma mi fa davvero piacere aver riportato il quartiere dove era con rettore il mio bisnonno Guido. In testa...».