Aretino dell'anno, la scalata di Maria Angela: "Io, da Cortona agli States"

La scienziata si racconta da una parte all'altra dell'oceano. "Per me vincere questo concorso è un onore enorme, porto la mia terra nel cuore"

Maria Angela Franceschini

Maria Angela Franceschini

Arezzo, 7 gennaio 2019 - Con un fiume di voti popolari pari ad oltre 40mila preferenze (41%) arrivati da tutto il mondo, raggiunge il podio più alto della classifica portandosi a casa un risultato sorprendente. La ricercatrice e studiosa cortonese Maria Angela Franceschini è stata proclamata «Aretino dell’anno 2018» dal voto popolare nel concorso indetto dalla Nazione.

Ha lasciato Cortona nel 1993 con una laurea in fisica e qualche mese di dottorato al Cnr. Con la sua determinazione ha avuto una carriera folgorante densa di soddisfazioni. Oggi è professore di successo alla Harvard Medical School. Grazie al suo lavoro ha apportato in questi anni un significativo contributo ai progressi della conoscenza medica ed è un punto di riferimento nel campo della bio medicina.

Nel suo curriculum figurano più di 100 pubblicazioni e anche in fatto di brevetti, finanziamenti e riconoscimenti la lista è davvero lunga.  La sua attività di ricerca si concentra sullo sviluppo e l'applicazione di tecniche ottiche non invasive agli studi del cervello umano, in particolare nei bambini e neonati. Lo scorso anno è entrata anche nella Top Italian Scientists il censimento delle scienziate italiane di maggior impatto in tutto il mondo. Il suo nome e al sua storia avevano già colpito il pubblico un anno fa e nella classifica dell’aretino dell’anno 2017 aveva conquistato il podio classificandosi al terzo posto.

Che sapore ha questa vittoria?  "Era già stato un grandissimo regalo essere stata scelta ancora tra i 21 aretini dell’anno 2018. Per me lontana da 25 anni ma sempre Cortonese e Aretina nel cuore, è un grandissimo onore oggi aver vinto".

E a chi la dedica? "La dedico ai miei genitori, che mi hanno sempre sostenuto in tutte le mie scelte, felici di vedermi realizzata nel lavoro e famiglia. Non mi hanno mai fatto pesare la lontananza o il fatto di averli privati dei nipoti e di tutte le occasioni che potevamo passare insieme. Invece si sono accontentati di vederci 2 settimane all’anno. Poi agli amici di Cortona, che mi accolgono sempre a braccia aperte. Sono i miei amici da sempre, i migliori che ho.

La lista dei suoi successi come ricercatrice e scienziata in Usa non accenna a diminuire. Anche nel 2018 ha raggiunto importanti risultati. Ce ne può parlare? "Professionalmente per me è stata una buona annata. Ad aprile sono stata nominata Fellow dell’American Institute for Medical and Biological Engineering (AIMBE- l’organizzazione con sede a Washington che rappresenta le persone più esperte nei campi dell'ingegneria medica e biologica) per i miei contributi sulla ricerca biomedica".

Ma è la ricerca sui bambini che la sta rendendo famosa.. "A settembre ho ricevuto un’importante finanziamento dall’ NIH per studiare le cause di emorragia cerebrale sui bambini nati estremamente prematuri. Questo progetto mi permetterà di sviluppare uno strumento nuovo per monitorare non invasivamente il flusso sanguigno sul cervello dei neonati e individuare episodi di ischemia e di perdite di autoregolazione e possibilmente aiutare a prevenire danni cerebrali. Ad ottobre, a Tokyo, sono stata nominata presidente eletto della società fNIRS. Ci tengo moltissimo a questa società, ne sono stata uno dei suoi fondatori".

E ha anche girato il mondo per lavoro.. "Sì, quest’anno ho viaggiato molto. Sono stata invitata a presentare i miei lavori a Genova, Varsavia, Washington, Philadelphia, e Fort Lauderdale, e ho insegnato in 2 scuole estive di Neuro-Tecnologia: al Max Plank di Leipzig e alla Laval University in Québec City. La presentazione più importante per me è stata quella ad Harvard ad una workshop della «Advisory Committee» del «Brain Initiative National Institutes of Health», per decidere come meglio investire i fondi lasciati da Obama sullo studio del cervello".

Ha anche progetti in Africa. Come stanno andando? "In Africa sono stata 4 volte negli ultimi tre anni. I dati raccolti in questi anni sono molto interessanti e dimostrano che 6 mesi di intervento nutrizionale ideato dai miei collaboratori della Tufts University sui bambini piccoli aiuta a rimediare l’arresto di crescita del cervello provocato dalla malnutrizione. Spero che il successo di questi lavori preliminari mi diano presto opportunità per tornare a lavorare in Africa".

Le manca l’Italia?  E Cortona? "Si, impossibile negarlo, ho ancora tanti affetti a Cortona. Torno il più spesso possibile per riabbracciare la mia famiglia e i miei amici. Ormai l’America è la mia casa e qui ho ancora tanto da dare professionalmente".