Apre la mostra dell’estate, prime divisioni

Le opere di Viale già pronte, oggi il lancio in Fortezza. Mille sedi, cuore a S.Ignazio, il sapore di Icastica. La mano in Duomo col dito puntato

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di Angela Baldi

Perfino il Vescovo pare sia sobbalzato uscendo dalla Cattedrale. Di fronte al portone laterale, quello su via Ricasoli, una delle grandi statue di Fabio Viale. La classica mano con un dito sollevato: un’opera di pregio e ancora imballata ma che già ha cominciato a dividere i primi aretini e turisti. C’è chi brontola per l’involontario equivoco: anche se non è il medio ma un più tranquillo indice che punta il cielo. E altri che contestano la data: il giorno della Giostra, in un punto dove si svolge la benedizione degli armati.

Si apre oggi la mostra di Viale, un artista tra i più influenti della scena contemporanea. Si apre alle 18 in Fortezza e resterà visitabile fino al 30 settembre "Aurum". L’artista torna in città dopo aver partecipato ad Icastica e lo fa con oltre 40 sculture esposte tra la Galleria d’Arte Contemporanea, la Fortezza, la Sala Sant’Ignazio, Piazza San Domenico, San Francesco e per l’appunto il Sagrato. Oggi in Fortezza la presentazione alla presenza dell’artista, del sindaco Alessandro Ghinelli, del direttore della Guido d’Arezzo Lorenzo Cinatti e del critico Alberto Fiz. La mostra propone un percorso provocatorio e suggestivo coinvolgendo musei e spazi aperti della città.

Filo conduttore l’oro che è simbolo della città per eccellenza e che ogni opera custodisce, marchiata con 1 grammo di metallo prezioso. "Sono conosciuto per le mie opere tatuate - dice l’artista - ma qui porto una produzione vastissima, ho fatto una selezione di sculture che potessero coesistere con i vari contesti". Tra le oltre 40 opere Amore & Psiche in Fortezza e il cuore in Sala Sant’Ignazio: "Mi sono innamorato subito di questo spazio espositivo", dice Fabio Viale.

E non a caso era quello trainante di Icastica. Ad accompagnare l’evento, un volume edito da Magonza, con contributi dell’associazione Le Nuove Stanze, un testo di Fabio Migliorati e un ricco apparato fotografico realizzato da Michele Alberto Sereni.