
Antonio Moretti arriva in tribunale
Arezzo, 15 febbraio 2019 - Il re del vino Antonio Moretti resta ai domiciliari. Il Gip Piergiorgio Ponticelli ha respinto la sia richiesta di remissione in libertà, accogliendo solo quella del braccio destro Marcello Innocenti. Come a dire che esce il gregario (sia pure custode e regista degli affari di famiglia) ma resta impelagato il padrone di casa, che non può ancora abbandonare la sua prigione dorata nella splendida villa cuore della tenuta Setteponti, uno dei gioielli dell’impero Moretti.
La differenza fra i due, che avevano presentato insieme l’istanza, la fa il fatto che solo Innocenti abbia finora reso l’interrogatorio, dando una spiegazione dell’incrocio di società, capitali, affari contestati dalla procura (ma Ponticelli ha accolto questa impostazione nel suo decreto di sequestro e misure cautelari di fine novembre) come autoriciclaggio. Il giudice lo dice esplicitamente nelle motivazioni dell’atto col quale dice no ai difensori Michele Campanello e Mauro Messeri, gli stessi di Innocenti.
Gli avvocati per ora non commentano ma a questo punto pare inevitabile la strategia da seguire: chiedere l’interrogatorio anche per Moretti senior, finora convinto che le dichiarazioni degli altri (non solo il braccio destro ma anche il figlio Andrea) spianassero pure a lui la strada del ritorno in libertà.
Per la famiglia è un’altra giornata fiume a Palazzo di giustizia. In mattinata, infatti, si svolge anche l’udienza davanti al giudice per l’esecuzione Gianni Fruganti, che è anche presidente della sezione penale, in cui la procura chiede la confisca di beni di Andrea per quasi 4 milioni, 3,8 ad essere precisi. Sono quelli di alcune sentenze già passate in giudicato per l’omesso versamento di Ires e Iva di due società della galassia Moretti, la Dynamics Clothes di Hong Kong e la Arfango, marchio della moda un tempo noto e poi fallito.
Gli avvocati di Moretti jr, Niki Rappuoli e Roberto Cordeiro Guerra, oppongono una doppia linea difensiva: intanto, dicono, c’è stato per queste vicende un concordato con adesione presso l’agenzia delle entrate che ha sanato tutto grazie a un versamento di oltre 300 mila euro. E poi, spiegano, la confisca è stata introdotta dalla Finanziaria 2007, non era ancora obbligatoria per l’anno precedente al quale si riferisce un milione e 200 mila euro dela totale.
Il Pm Marco Dioni accetta quest’ultima questione giuridica: la confisca nel caso avrebbe dovuto essere disposta dal giudice che fece sentenza, se non c’è, la somma non può essere richiesta adesso. Ma al contempo la difesa di Andrea non si oppone all’incameramento di 519 mila euro relativi ai guai fiscali di Arfango. Un vero e proprio balletto di cifre, insomma, nel quale si rischia di perdere il conto.
Alla fine del salmo, ritiene la difesa,Moretti jr esce dall’udienza meglio di come c’era entrato, con un rischio di confisca per due milioni invece che per 3,8. I calcoli della procura sono un po’ diversi e fanno riferimento a un totale di 2,6 milioni. Il giudice Fruganti si è riservato la decisione. A giorni il verdetto, un’altra puntata dell’infinitva telenovela Moretti, che pare una di quelle brasiliane: anche i ricchi piangono.