
di Angela Baldi
Nel 2019 ha festeggiato 40 anni, l’anno scorso è finita tra le 100 eccellenze italiane premiate in Campidoglio. E anche se l’Italia non si è qualificata, tra le sfide del 2022 per Tesar, c’è la produzione dei trasformatori degli stadi dei mondiali in Qatar. Un cammino partito da lontano, come ricorda l’amministratore delegato Matteo Angiolini. "Era il ‘79 quando Tesar nacque insediandosi negli stabilimenti della Chiassa Superiore che erano stati della Lebole, inizialmente parte di Indeni, costola di Eni. Dopo la sua privatizzazione è cresciuta inaugurando gli stabilimenti al Chiaveretto e Castelnuovo di Subbiano, ha aperto un ufficio di rappresentanza a Dubai e le join venture in Polonia, Emirati e Argentina". L’azienda si è specializzata nella costruzione di trasformatori in resina, affermandosi sul mercato nazionale e internazionale. Il successo ha portato verso sfide anche in termini di occupazione?
"Fin dall’inizio Tesar ha svolto un ruolo importante a livello occupazionale nel territorio e continuerà a farlo in futuro. In programma importanti investimenti che quest’anno andranno ad internalizzare alcuni processi produttivi e per cui proprio adesso stiamo introducendo 15 persone. Oggi Tesar a Subbiano dà lavoro a 150 dipendenti, oltre agli interinali introdotti in base ad aumenti e cali del settore. Nella società polacca ci sono circa 60 persone. La presenza di Tesar ha creato un considerevole indotto, con piccole e medie aziende che si occupano di componentistica e approvvigionamento di materiali e attrezzature utili alla produzione dei trasformatori. L’acquisizione nel 2016 da parte del prestigioso gruppo svizzero R&S garantisce solidità e sinergia con importanti realtà internazionali".
Parlare di Tesar significa portare un pezzo di Arezzo nel mondo?
"In oltre 40 anni Tesar ha portato avanti prestigiose forniture di trasformatori come quelle del 1988 per i più importanti edifici di Venezia: Palazzo Ducale, San Marco e La Fenice. Tesar è presente negli stabilimenti di marchi che hanno fatto la storia dell’industria italiana come Barilla e Pirelli ed europea come Siemens e Alstom. È fornitrice di grandi case automobilistiche come Ferrari, Lamborghini e Fiat Chrysler, di multinazionali come Enel. L’azienda ha dotato di trasformatori gli stadi dei mondiali di calcio Italia ‘90 e prodotto oggi quelli dei mondiali in Qatar. I trasformatori per il circuito di Formula Uno di Yas Marina ad Abu Dhabi sono Tesar, così come quelli dello Ski Dubai, e ad Abu Dhabi quelli del Museo del Louvre. Anche le scoperte che vengono fatte al Cern di Ginevra passano attraverso i nostri trasformatori. Grazie alla riconosciuta silenziosità, vengono installati negli ospedali di tutto il mondo e selezionati per linee ferroviarie e metropolitane".
Di cosa altro è fatto il futuro?
"Sviluppo, ricerca e innovazione permettono alla società di proporre i suoi articoli per tutte le fonti di energia comprese quelle rinnovabili come eolica e solare e di avere le più importanti certificazioni ambientali. L’ultima appena ottenuta rende i nostri trasformatori adatti ad ambienti particolarmente estremi. I trasformatori possono funzionare in condizioni climatiche che vanno da -50° a +60°, grande il ventaglio di applicazioni dei prodotti, che trovano mercato dalla Siberia fino ai grandi deserti di Africa, Asia, America e Australia. Più di 100.000 trasformatori aretini sono installati nei cinque continenti".
Impresa e pandemia: come avete vissuto gli ultimi due anni?
"I bilanci pre pandemia sono stati chiusi con ottimi risultati e anche durante il Covid Tesar non si è fermata. Il 2020 è stato un anno molto positivo, siamo riusciti a gestire al meglio la situazione interna e a garantire ai clienti le forniture rientravamo nelle categorie essenziali e abbiamo sempre lavorato pur introducendo i protocolli anti contagio. Usciamo da un momento post pandemico difficile per l’aumento dallo scorso anno del costo delle materie prime e per la loro scarsa reperibilità, ma stiamo recuperando a pieno e lo dimostra il fatto che quest’anno abbiamo in programma investimenti e assunzioni. Tra le sfide per il futuro le energie rinnovabili e la transizione che ci sarà per portare il mondo a una de carbonizzazione. Rivedere dal punto di vista infrastrutturale gli impianti prevede un utilizzo massivo di trasformatori perché c’è sempre più richiesta di energia elettrica. Puntiamo sulla ricerca per portare sul mercato un trasformatore sempre più efficiente dal punto di vista energetico e a minore impatto ambientale".
Prima la pandemia adesso la guerra in Europa, scarseggiano le materie prime e aumenta il costo di energia e produzione, come si vince la sfida? "Usiamo metalli come acciaio, alluminio, resine, rame, tutte materie prime di cui in Russia e Ucraina ci sono importanti produzioni: è prevedibile che a breve ci sia poca disponibilità. Stiamo cercando di tamponare il rischio facendo acquisti mirati e scorte. Abbiamo fornitori da tutto il mondo e da tutta Europa ma le acciaierie di Russia e Ucraina potrebbero far generare a cascata problemi di approvvigionamento negli intermediari. Resta il disagio enorme dell’aumento dei prezzi e del costo dell’energia per la fabbricazione. Siamo mediamente energivori e usiamo gas metano per l’essiccamento degli avvolgimenti dei trasformatori nei nostri forni di riscaldamento, il costo è triplicato. Un impatto importante, ma vediamo prospettive positive perché il nostro prodotto si colloca all’interno di un settore, quello dell’energia elettrica, che negli anni a venire sarà in crescita costante".