
di Marco Corsi
L’ospedale del Valdarno è entrato a far parte ufficialmente di una rete che comprende 14 strutture sanitarie toscane, compresa la cardiologia di Arezzo, nei quali viene impiantato un dispositivo di ultima generazione, chiamato in termini tecnici leadless.
È un pacemaker senza fili, che per la prima volta l’equipe medica guidata dal dottor Giovanni Falsini ha utilizzato su un anziano paziente che era ricoverato al Santa Maria alla Gruccia. Un’operazione innovativa per il nosocomio valdarnese.
L’uomo, residente in Valdarno, 85 anni, si trovava in ospedale per una importante alterazione del ritmo cardiaco.
Si era deciso di ricorrere a questa soluzione in quanto affetto da insufficienza renale severa, in dialisi e con problemi di accesso vascolare.
L’intervento è stato eseguito all’unità operativa della cardiologia del monoblocco, diretta dal dottor Falsini, ed è stato effettuato dal dottor Francesco De Tommasi e dalla dottoressa Valentina de Filippo, in collaborazione con gli infermieri professionali Nadia Nulli ed Alice Di Lorenzo.
"Il pacemaker cardiaco senza fili – ha detto il dottor Giovanni Falsini - ha dimensioni estremamente ridotte se confrontato con quello convenzionale, pesa solo due grammi per due centimetri di lunghezza ma ha comunque una durata notevole, in media di circa 12 anni.
La peculiarità di questo apparecchio, chiamato Micra, è quella di non necessitare di nessun filo di connessione, non richiede incisioni nel torace né la creazione di una tasca sottocutanea in sede pre-pettorale, caratteristica ottimale per pazienti ad elevato rischio per complicanze infettive o con accessi venosi non idonei".
L’operazione viene eseguita con tecnica mini-invasiva in anestesia locale, attraverso una vena dell’arto inferiore, la vena femorale, attraverso la quale si introduce un catetere che contiene nell’estremità distale il pacemaker; il Micra viene impiantato all’interno del ventricolo destro, dove si ancora stabilmente grazie ad un sistema di piccoli ganci che, fissandolo direttamente a contatto con il miocardio, permettono la stimolazione e quindi la regolarizzazione del battito cardiaco.
Il recupero del paziente è rapido e la dimissione può avvenire entro le 2448 ore successive all’intervento.
"Annualmente all’ospedale La Gruccia eseguiamo circa 160 interventi per installare pacemaker tradizionali, che restano comunque la priorità ed hanno una grande efficacia – ha concluso il dottor Falsini – da oggi grazie al positivo risultato raggiunto con questa prima operazione di impianto di pacemaker leadless, questa possibilità è una realtà anche per i pazienti della Gruccia, che entra così a far parte dei 14 centri in Toscana, dove questo dispositivo viene impiantato."
Insomma, la tecnologia sempre più in aiuto della sanità pubblica.
Negli ultimi anni, da questo punto di vista, sono stati fatti passi da gigante e anche l’ultima pandemia da Covid ha dimostrato quanto sia importante investire in questo settore, che negli ultimi anni, a livello nazionale, ha subito drastici tagli di risorse. La tecnologia aiuta non solo il personale sanitario, ma anche i pazienti, sottoposti ad interventi sempre meno invasivi.