Alberghi, cala il sipario: quasi tutti chiusi. Dipendenti in ferie, futuro incerto

In un mese le camere occupate pochissime. Ipotesi «cassa integrazione». Le eccezioni restano alcune strutture e una parte dei «bed and breakfast»

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Arezzo, 21 mrzo 2020 - Le vacanze sono finite, proprio come la Messa. In realtà sono finite da tempo perchè da settimane Arezzo come il resto del mondo è nel cono d’ombra di un incubo che non finisce mai. E anche gli alberghi non possono non tenerne conto. Ormai sono praticamente tutti chiusi: le principali strutture hanno alzato bandiera bianca in momenti diversi, ad esempio il Continentale appena da due giorni. Il quadro è omogeneo.

Le eccezioni che ci risultano sono solo alcune strutture sparse, in periferia, l’Arezzo Sport College allo Stadio e una parte dei bed and breakfast. Eccezioni facili da capire. Esiste una sacca minima di residenti fuori Arezzo che sono qui per motivi di lavoro: pensiamo ad esempio ai cantieri aperti, a cominciare da quelli sulle grandi strade. Ad esempio da lunedì scatterà la riasfaltatura di via Calamandrei, che visto il traffico potrebbe perfino fare a meno dei movieri.

Ma torniamo al turismo. Nell’ultimo mese le camere occupate erano una o due per ogni struttura. Impensabile tenere aperte realtà che solo di spese fisse costano decine di migliaia di euro al mese.

La strada? Intanto le ferie obbligate, la stessa battuta da tante grandi fabbriche e aziende. Dopo di che diventa inevitabile la cassa integrazione: che non è propriamente cassa integrazione, ma il cosiddetto Fis. E’ il «Fondo di integrazione salariale» previsto per le realtà più piccole e per il terziario. Un tunnel, un tunnel in fondo al quale pochi riescono a vedere spiragli.

«E’ chiaro che siamo di fronte ad un colpo pesantissimo – spiega il presidente degli albergatori Gianni Fabbrini – e comunque già in atto: le disdette erano arrivate a tutti i prossimi tre mesi». Come ripartire? «Senza un sostegno concreto del Governo diventa un’impresa tutta in salita: poi ci vorrà una campagna promozionale di alto livello». Complicata.

«E’ la strada che io auspico – spiega Marcello Comanducci – ma ricordiamo che la Fondazione si alimenta della tassa di soggiorno». Cioè una percentuale delle camere: ma quant’è la percentuale di zero? Facile la risposta. Alcune strutture potranno ripartire un po’ prima: chi cura il business, i professionisti di passaggio, chi è qui per lavoro. Chi vive di turisti si prepara ad una traversata nel deserto, Quaresima prolungata e senza neanche la certezza dei 40 giorni di durata.

Le strutture non rimarranno deserte: ovunque i titolari rimarranno al loro posto e così il personale della sicurezza, come per i negozi pure chiusi. Un modo per tutelare beni importanti. E i per essere pronti a ripartire in qualunque momento. Il sogno è che la mostra dell’oro venga recuperata davvero: ma anche in quel caso la data andrebbe a battere su altri incroci e i proventi sarebbero minori del solito. Ma chi non ci metterebbe la firma?