Salvatore Mannino
Cronaca

Ai confini con la zona rossa: così i controlli al limite dell'area blindata

Le due enclaves: Ca’ Raffaello e l’intero comune di Sestino interamente circondati da Rimini e Pesaro vietate. Ma si può uscire per andare al lavoro e fare la spesa

Posto di blocco della polizia

Arezzo, 9 marzo 2020 - Si sono svegliati coi piedi in zona bianca ma la testa in quella rossa blindata dal governo nella notte. Sono le due enclaves aretine fra Romagna e Marche. Ca’ Raffaello, il paesino che in pochi avevano sentito nominare prima che diventasse il teatro del delitto di Guerrina e di Padre Graziano, frazione di Badia Tedalda,totalmente circondata dalla provincia di Rimini, e l’intero comune di Sestino, un pezzo di Montefeltro che per motivi storico-politici risalenti addirittura al ’500 è l’estremo lembo della Toscana ad oriente, verso l’Adriatico.

Loro appartengono amministrativamente al pezzo d’Italia nel quale non ci sono ancora restrizioni stringenti, ma per arrivarci o uscirne bisogna necessariamente passare dalla zona almeno teoricamente guardata a vista. Non solo. Dalle 2 di notte di ieri, da quando il premier Conte ha firmato il decreto, anche Arezzo entra tra le province che confinano con quelle proibite, nel suo versante della Valtiberina.

Una sottile linea rossa che spezza il paese come la Linea Gotica del ’44. Chi lo guarda questo confine, chi controlla che i passaggi da un lato all’altra avvengano per i motivi decretati dal governo, cioè per comprovate esigenze lavorative e per urgenti motivi medici? Per tutta la giornata di ieri, in attesa che vengano eventualmente definite nuove regole, è andato avanti tutto come sempre, cioè con quella che si chiama sorveglianza attiva (controlli casuali) ma senza nessun posto di blocco.

Fonti informali dicono che ben difficilmente si arriverà ai check point in stile Berlino della Guerra Fredda. Non arriva l’esercito, insomma, non ci saranno carabinieri e poliziotti col mitra spianato. L’ultima parola spetta al comitato provinciale per l’ordine pubblico, che probabilmente si riunirà oggi, sotto la guida del prefetto Anna Maria Palombi, ma l’idea è quella di controlli discreti.

Ovviamente chi si facesse trovare dentro la zona rossa se risiede all’esterno o fuori, se vive all’interno, senza motivi validi, passerà i suoi guai, anche penali, ma per il resto comprensione delle ragioni che ci sono, quando ci sono. In effetti, di strade da controllarne ce n’è una sola, il passo di Viamaggio che da Badia Tedalda scende nel riminese, più qualche viabilità minore nel sestinate.

La E45 sconfina in provincia di Forlì che non è blindata, Bocca Trabaria e Serriola sono già Umbria. I Mandrioli finiscono a Bagno, ancora Forlì. Resta invece il problema delle due enclaves. A Sestino il sindaco Franco Dori si è sentito con i colleghi marchigiani, anche perchè l’80 per cento dei suoi amministrati lavora nel pesarese. L’interpretazione del decreto che emerge è che i sestinesi stamani possano uscire per andare al lavoro.

Dalle aziende si faranno rilasciare certificati che varranno come lasciapassare in caso di controlli, a finel turno rientreranno subito a casa. Il paese peraltro per le sue esigenze, come spiega ancora Dori, è totalmente dipendente da fuori comune. I due negozi di alimentari, la tabaccheria, le due pizzerie vengono rifornite dal territorio pesarese o aretino, come l’unico alimentari e la pizzeria della frazione di Ponte Presale.

Anche per l’ospedale da Sestino si va a Sansepolcro, Urbino o Novafeltria (questi ultimi due in zona rossa), almeno un’ora di strada. Ca’ Raffaello, spiega il sindaco Alberto Santucci, sta anche peggio. Nel senso che non ha neppure un alimentari. Dipende in tutto e per tutto dal capoluogo Badia Tedalda o dai comuni riminesi confinanti.

Anche qui vale il principio della necessità, che dovrebbe consentire il passaggio, come il corridoio per andare al lavoro. Il sindaco consiglia comunque di fare scorte «per più persone»