Agosto di passione per i prof precari: "Noi trattati come pacchi e ora c'è l'incubo di sedi lontanissime"

La storia di Silvia e Nadia, un' odissea lunga 15 anni

PREOCCUPATA Silvia Zoi. Lei e Nadia raccontano l’odissea

PREOCCUPATA Silvia Zoi. Lei e Nadia raccontano l’odissea

Arezzo, 3 agosto 2015 - Inseguendo il sogno di un'assunzione, la loro ultima spiaggia per conquistare una cattedra è una domanda di assunzione nella quale dovranno indicare cento province. Anzi nessuna, perché in realtà, tolte alcune amministrazioni metropolitane, sono tutte quelle che esistono. Precarie da quindici anni, da quindici anni sull’orlo di un’occasione che non arriva mai. Ogni volta licenziate, o alla fine di giugno o alla fine di agosto secondo i contratti. E riassunte a settembre, spesso sulla stessa cattedra dell’anno prima. «Con la buona scuola ci resta una sola possibilità: dire sì al trasferimento a Cuneo o a Palermo mollando le famiglie o dire no al sogno di una vita».

Prima di dire sì o di dire no si sono messe insieme per raccontare l’estate più lunga della loro vita. Sono dodici insegnanti, tutte donne, tutte con un cerino in mano che rischia di bruciarne le dita. «Doveva essere l’anno in cui convocare finalmente chi da precario porta avanti la scuola: ci scavalcheranno quelli che non hanno mai insegnato, i vincitori del concorso 2012».

Nadia Domeniconi insegna francese, è in graduatoria dal 2001, da allora ha sempre insegnato. «Ho girato tutta la provincia, medie e superiori, ma ho lavorato». Ha fatto il concorso del 1999. La sua grande occasione è passata anel 2005. «Mi chiamarono da Cuneo: avevo la bambinapiccola, ho rinuciato per lei». Pensando di avere una seconda occasione, quella che a scuola come in amore non ti danno mai.

Anche se è lì, in testa alla graduatoria: terza ma secondo i calcoli le prime due fasi la tagliano fuori. Sono le fasi 0 e A, le assunzioni a Ferragosto o dal primo settembre, in un doppio canale tra graduatoria econcorsi. Le resta la fase B, quella della buona scuola. «Un computer a livello nazionale incrocierà le richieste delle scuole con quelle del personale: e sfornerà le eventuali destinazioni». Chissà, magari le toccherà Cuneo un’altra volta o rimarrà al palo e stavolta il rischio è che sia davvero l’ultima.

«Anch'io ho fatto il mio errore: non fare il concorso del 1999. Ma i fatti li vogliamo guardare? Da 15 anni insegno e aspetto». Silvia Zoi tra le lingue insegna inglese, nel pieno di una concorrenza particolarmente vivace. Lei è abilitata anche per il russo, che in città un paio di sfoghi ce l’ha, a cominciare dal Bric del Convitto. «Ma sono cattedre che non dipendono dal provveditorato e quindi resto a bocca asciutta». Ha insegnato sempre ed in graduatoria è quarta: alla bandiera a scacchi in teoria pronta a schizzare perfino in testa. «Ma con le convocazioni nazionali entreranno in ballo migliaia di insegnanti: sappiamo che dal sud arriveranno a frotte». Ha due figli e non sa se il suo incubo maggiore è rimanere per l’ennesima volta in finestra o ritrovarsi a scegliere chissà quale destinazione in qualche parte dello stivale. La famosa domanda deve presentarla entro il 14 agosto, la vigilia diFerragosto. «E nessuno ha ancora capito cosa succederà a chi non lo farà». La loro estate è un conto alla rovescia. «Sei tutto il giorno lì, a compulsare il computer: qualsiasi segnalazione passa dal sito dell’ufficio scolastico regionale o da quello dell’ufficio provinciale. Ti svegli la mattina e accendi, fai colazione e ci torni. Un incubo». «Siamo tutte donne, tutte costrette a scegliere tra lavoro e famiglia. Un bel risultato dopo 15 anni di precariato». Pausa. Forse per un sospiro. Forse per collegarsi al sito e scoprire il proprio destino.