
Il feretro bianco di Eleonora portato a spalla con Don Enrique in testa al corteo
Arezzo, 27 luglio 2018 - Il silenzio doloroso lungo una via Matteotti gremita di gente. Poi, all’uscita del feretro, l’ultimo applauso della sua Sansepolcro a Eleonora Polenzani, strappata alla vita dal tragico incidente di domenica notte a 20 anni non ancora compiuti. Il cielo è sempre più scuro e la minaccia della pioggia diventa incombente sulla schiera di persone (amici di famiglia) che hanno deciso di accompagnare a spalla la ragazza verso il cimitero urbano.
Erano oltre duemila le persone presenti ieri pomeriggio (l’assessore Paola Vannini rappresentava il Comune) dentro la cattedrale e anche fuori di essa per assistere al rito funebre celebrato da don Enrique Gonzales, il parroco della chiesa di Santa Maria, il prete che ha visto crescere Eleonora.
Tre quarti d’ora di celebrazione, nel segno della compostezza e della sobrietà, con poche ma profonde parole: «Alzate lo sguardo e voltatevi – ha detto don Enrique a papà Stefano, a mamma Debora e ai parenti – perché c’è un duomo pieno: questa ragazza non ha toccato solo il cuore di amici, compagni di scuola e conoscenti, ma anche la vita dei biturgensi. Adesso, un’altra stella si è accesa in cielo, ma, mi chiedo, non poteva aspettare per accendersi? D’altronde, siamo fatti di carne e ossa, non possiamo nascondere i nostri sentimenti e una morte come questa fa tantissimo male; è una ferita della quale rimarrà una cicatrice da portare però con fierezza».
L’ultima parte dell’omelia, sotto certi aspetti la più stringente, don Enrique l’ha dedicata alla marea di giovani che avevano occupato le tre navate della cattedrale: «Mi rivolgo a voi perché vi rendiate conto che la vita è una e costituisce un dono del Signore. Eleonora coltivava aspirazioni e desideri che ora appagherà in cielo, mentre voi potrete farlo qui; e allora, piedi per terra, prudenza, forza e coraggio».
Un cartoncino rosa sistemato su basamento di una colonna, accanto ai tanti mazzi di fiori, riportava le foto dei momenti più belli di una Eleonora sempre raggiante e alla fine della Santa Messa il sacerdote ha letto con emozione al microfono la lettera scritta e consegnatagli da un’amica, a nome di tutti coloro che l’hanno conosciuta: «Ho il cuore che mi scoppia – c'era scritto – ti prometto che starò vicino alla tua famiglia e che prima di prendere qualsiasi decisione mi domanderò: ma ‘Pole’ che ne avrebbe pensato? Ti saluto sperando che anche lassù continuerai a fare lo stesso gradevole casino che facevi quaggiù».
Un grande applauso ha allora rotto il silenzio, poco prima che per Eleonora iniziasse l’ultimo viaggio terreno con il sole già scomparso dall’orizzonte. Quella di ieri non poteva essere una bella giornata per la comunità.