REDAZIONE AREZZO

Addio cugini della querelle regale. È morto anche Vittorio Emanuele

Amedeo si era spento al S.Donato nel 2021, ieri il principe. Divisi da una disputa sul titolo vinta dal duca. Lo scontro alle nozze di Felipe, la prima causa qui in tribunale, le tappe aretine di Emanuele Filiberto.

Addio cugini della querelle regale. È morto anche Vittorio Emanuele

Forse l’ultima foto che li ritrae insieme risale al 1964, recuperata da un vecchio numero di Storia Illustrata: Vittorio Emanuele II e Amedeo di Savoia, fianco a fianco, entrambi in abito chiaro, come la moda estiva quasi imponeva. Da allora, forse altri incroci ci furono ma a prevalere erano stati quelli di fronte agli avvocati. In ballo un’eredità pesante, il diritto di "indossare" non un completo estivo ma il nome Savoia e con quello un pezzo importante di storia italiana. In tre anni se ne sono andati tutti e due: Amedeo morto nel 2021, a causa di un arresto cardiaco, nell’ospedale San Donato, dove era ricoverato per un intervento chirurgico a un rene.

Vittorio Emanuele ieri mattina, nella Svizzera dove viveva ormai da anni. Non risulta che Vittorio fosse mai capitato ad Arezzo: proprio qui dove viveva il cugino, prima nella tenuta del Borro, poi a Meliciano, a pochi chilometri da Castiglion Fibocchi. Troppo burrascosi i rapporti interpersonali per scambiarsi visite tra cugini, sia pur famosissimi.

Ad Arezzo era venuto invece Emanuele Filiberto, il figlio di Vittorio e che da ieri piange la scomparsa del padre. Era venuto per costruire insieme a Pupo nel 2013 la canzone "Italia amore mio" che li avrebbe portati quasi al trionfo sanremese. E c’era tornato alla guida di auto storiche ma sfreccianti, tra i flash dei fotografi della Mille Miglia. Appena scalfito dalle tensioni familiari che, in effetti, facevano parte di un’altra epoca. La guerra sul cognome: che poi sarebbe potuta diventare la guerra sulla successione al trono, se solo ci fosse stato davvero un trono da spartirsi, visto che l’Italia aveva invece scelto la repubblica. Un trono che per un filone della monarchia Vittorio Emanuele avrebbe perso sposando una donna splendida ma non di sangue reale, Marina Doria. Scorie reali di una diatriba trascinatasi per anni nelle aule di giustizia.

Ad Arezzo ad alzare la mano di Vittorio Emanuele nel 2010 era stato il giudice Danilo Sestini, riconoscendo solo a lui e al suo ramo della famiglia l’uso esclusivo del cognome Savoia: Amedeo avrebbe dovuto virare su Savoia Aosta. Ma era stato un ripiego che il duca non aveva mai digerito. Se lo era portato dietro per otto anni, fino all’annuncio, dato in esclusiva proprio a La Nazione, della rivincita. Pesantissima. Perché stavolta a dargli ragione sarebbe stata la Corte d’Appello di Firenze: verdetto ribaltato e la possibilità ritrovata di firmarsi Savoia o anche Savoia Aosta, se avesse voluto, ma a suo imprescindibile gusto, quello che ogni rampollo regale si tiene rigorosamente stretto.

E con l’annullamento, non meno importante, della condanna economica: 200 mila euro di danni a Vittorio Emanuele e al suo erede Emanuele Filiberto. Una stangata che colpisce duro perfino a chi si fregia del titolo di duca o arriva da una casa reale. Quasi più male dei pugni che, raccontano le cronache, avevano diviso i due pretendenti al matrimonio dell’attuale re di Spagna Felipe: due pugni partiti dalle mani principesche di Vittorio Emanuele - raccontano le cronache - e atterrati sulla faccia di Amedeo, davanti alla scandalizzata riprovazione dell’allora regina di Spagna Sofia.

L’unico "faccia a faccia", in un rapporto freddissimo gestito a colpi di carte da bollo, non sempre meno dolorose. Alla morte del duca era arrivato il messaggio addolorato del cugino: "In questo doloroso momento, esprimo a S.A.R. la Duchessa Silvia, a S.A.R. il Duca Aimone e a tutti i loro cari il mio più profondo cordoglio, al quale si uniscono anche mia moglie Marina, mio figlio Emanuele Filiberto, mia nuora Clotilde e le mie nipoti Vittoria e Luisa". La morte, si sa, cancella non tutto ma quasi, lasciando per chi crede lo spiraglio per un estremo chiarimento, da ieri possibile non in questa vita ma nell’altra.

Lucia Bigozzi